
Succhi frizzanti, mix a 6°: gli aperitivi low alcol lanciano la sfida allo Spritz
Prendete un Julep, lasciategli la menta, aggiungete il solito ghiaccio, ma al posto del rum o del bourbon metteteci un Chiaretto del Garda. Otterrete un cocktail che non supera i sei gradi di gradazione alcolica. E conquisterete i ventenni.
Dopo che il vino no alcol si è guadagnato i riflettori all’ultima edizione del Vinitaly a Verona, ora tocca agli aperitivi a bassissima gradazione rubare la scena ai più blasonati cocktail tradizionali nei bar di tutta Italia. Perchè le bevande Nolo – no e low-alcol, cioè analcoliche oppure a bassa gradazione alcolica – stanno vivendo una vera e propria età dell’oro, con la qualità delle ricette che si alza e l’offerta che decisamente si amplia. I primi sostenitori di questo trend sono la Gen Z e i Millenials, ovvero i giovani fino a 25 anni. Prealtro tra i più assidui frequentatori del rito dell’aperitivo.
Gli under 25 non sono i soli, accanto a loro c’è il popolo dei cosiddetti substitutors. Spiega Federico Gordini, ideatore della Milano Wine Week e dell’Aperitivo Festival in corso a Milano fino a domenica 11 maggio al Nhow Hotel del Tortona Savona District: «Sono i consumatori che alternano il bere alcolico a quello analcolico». L’equivalente dei flexitariani per la carne, insomma. In futuro questa fetta di bevitori aumenterà in maniera considerevole.
Una mano, alla tendenza Nolo, l’ha data sicuramente il nuovo Codice della strada. Entrata in vigore il 14 dicembre 2024, la normativa ha introdotto regole e sanzioni più severe per chi guida in stato di ebrezza, con controlli più frequenti per i recidivi. Da allora, sono in molti gli italiani che si sono visti costretti a modificare il proprio modo di fare aperitivo. «Ancora una volta – dice Gordini – i ventenni si sono dimostrati i più sensibili: tra loro è diffusa l’abitudine di organizzarsi, quando si esce la sera a bere, in modo tale che almeno un membro della compagnia non beva alcol e possa quindi mettersi al volante».
Ma quali sono, questi cocktail Nolo? «La verità – dice ancora Gordini – è che qualsiasi ricetta tradizionale può essere rivista in chiave zero alcol. Sul mercato stanno spuntando sempre più versioni alcol-free degli ingredienti tradizionali, come il Gin-zero per intenderci. Ancora più diffusa è l’abitudine di portare attorno ai 6° i cocktail tradizionali: aumentando la dose di ghiaccio e soda, oppure ricorrendo a liquori già pronti che escono dalla fabbrica già in versione light». Certo, ammette Gordini, l’offerta di cocktail analcolici nei listini dei bar, anche di quelli più trendy, è ancora piuttosto limitata e deludente. Tre o quattro opzioni al massimo, quando va bene. «C’è ancora molto da lavorare sulla creatività – dice – sulla piazza di Londra, dove le mode sono sempre un passo avanti, l’offerta invece è già molto ricca». Sbarcheranno a breve, queste ricette, anche sui banconi italiani? «Io credo di sì – dice Gordini – già oggi per esempio vedo un interessante lavoro di sostituzione nei cocktail della base superalcolica con una base vino, che ha molti meno gradi. Sulla base zero, invece, siamo più indietro».
Fonte: Il Sole 24 Ore