suolo in calo di 51 mm l’anno, edifici a rischio

suolo in calo di 51 mm l’anno, edifici a rischio

Dal nostro corrispondente

NEW DELHI – Delhi sta sprofondando. A dirlo non sono i sempre più numerosi detrattori della sempre meno vivibile capitale indiana, ma un gruppo di ricercatori americani che ha pubblicato uno studio dal titolo “Sinking Indian Megacities” sulla rivista scientifica Nature Sustainability. I dati raccolti applicando una tecnica chiamata Synthetic Aperture Radar (InSAR) a 1.299 immagini satellitari hanno consentito di misurare la subsidenza del suolo su cui poggiano le principali città dell’India. In testa alla classifica c’è Delhi, seguita da Chennai, Mumbai e Kolkata. La megalopoli con meno problemi è Bangalore, grazie al fatto di sorgere in larga parte su una superficie rocciosa.

Secondo i dati dello studio, in alcune zone meridionali e orientali della capitale indiana il livello del suolo va abbassandosi alla velocità di 51 millimetri all’anno. Non sono i 15-25 centimetri di alcune aree di Jakarta (non a caso l’Indonesia sta edificando nel Borneo una nuova capitale), ma comunque si tratta di una velocità tale da pregiudicare la stabilità degli edifici, in particolare quando sorgono vicino al confine tra zone che sprofondano a velocità differenti. Incrociando i dati con il database Open Buildings v3 di Google, i ricercatori hanno individuato migliaia di edifici ad alto rischio: 11.457 sono a Delhi, 8.284 a Chennai, 3.477 a Mumbai, 199 a Kolkata e 112 a Bangalore.

Le cause sono molteplici, ma secondo gli autori della ricerca i fattori decisivi sono cinque: l’eccessivo sfruttamento della falda acquifera che abbassa la pressione esercitata dal basso sul terreno; l’aumento del peso degli edifici (a Delhi vengono continuamente abbattute vecchie case di uno o due piani per costruire palazzine alte 15 metri); precipitazioni irregolari che non rigenerano la falda; aumento della popolazione, con relativo incremento del consumo di acqua e del numero di pozzi; ritardi legislativi nell’adattare le norme costruttive alle nuove realtà.

Fonte: Il Sole 24 Ore