Super batteri uccidono più di influenza, Aids e Tbc insieme. Ecco le terapie allo studio per fermarli

Super batteri uccidono più di influenza, Aids e Tbc insieme. Ecco le terapie allo studio per fermarli

Qualcuno l’ha già ribattezzata la nuova pandemia silenziosa: quella dei super batteri resistenti agli antibiotici e antimicrobici. Una emergenza che ogni anno nell’Unione europea provoca oltre 35mila morti per infezioni, un numero superiore alla somma dei decessi per influenza, tubercolosi e Hiv/Aids. Sono 4,3 milioni l’anno i pazienti, nella Ue che contraggono almeno un’infezione legata all’assistenza sanitaria durante la degenza in ospedale: ogni giorno 1 paziente ricoverato su 14. Molte di queste infezioni sono sempre più difficili da curare: 1 microrganismo su 3 è infatti ormai resistente a importanti antibiotici, limitando così le opzioni di trattamento. E l’Italia è tra i Paesi più colpiti con 12mila morti all’anno. Secondo l’Oms, entro il 2050 sono previsti 39 milioni di morti nel mondo a causa dell’antimicrobico resistenza e a livello globale, si stima che costi ai sistemi sanitari 66 miliardi di dollari all’anno. Attualmente nel mondo ci sono 90 farmaci antibiotici in sviluppo clinico, 232 in sviluppo preclinico e 155 vaccini allo studio contro le infezioni batteriche resistenti

E’ una delle principali emergenze sanitarie

“Oggi, nel nostro Paese, l’antibiotico-resistenza causa circa 12mila decessi ogni anno, pari a un terzo di tutti quelli registrati tra i pazienti ricoverati in ospedale”. I dati sono stati comunicati dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone, che è intervenuto al convegno di quattro giorni organizzato a Roma dall’Iss e dalla Fondazione Inf-Act. “Questi numeri – ha aggiunto Bellantone – non sono meri dati statistici: rappresentano persone, famiglie, comunità colpite da infezioni che, in buona parte, avremmo potuto evitare o curare efficacemente”. Per il ministro della Salute Orazio Schillaci “l’antimicrobico resistenza, di cui l’antibiotico resistenza costituisce certamente il fattore di peso più importante, rappresenta una delle principali emergenze sanitarie globali, alimentata nel tempo da un uso eccessivo spesso improprio degli antibiotici sia in ambito umano che veterinario e zootecnico. È una minaccia che per anni è stata una vera e propria epidemia silenziosa presente nelle nostre comunità nei nostri ospedali e strettamente correlata al fenomeno delle infezioni legate all’assistenza, con ricadute gravi sia in termini di salute dei pazienti sia di spese sostenibilità dei servizi sanitari ed è un’emergenza che vede oggi l’Italia fortemente impegnata in prima linea”.

Negli ospedali si usano meno gel disinfettanti

La sorveglianza dell’Iss mostra che in Italia, nel 2024, le percentuali di resistenza dei più importanti batteri patogeni alle principali classi di antibiotici continua a mantenersi elevata. Per alcuni microrganismi c’è qualche segnale di miglioramento, mentre per altri come Enterococcus faecium resistente alla vancomicina l’andamento è in continuo e preoccupante aumento. Preoccupa anche lo scarso utilizzo negli ospedali della soluzione idroalcolica, cioè i gel disinfettanti per le mani: nel 2024, il consumo mediano nella degenza ordinaria è stato di 9,9 litri ogni 1.000 giornate di degenza. Questo valore è ben al di sotto dello standard di riferimento di 20 litri ogni 1.000 giornate di degenza stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e risulta anche in calo rispetto al 2023 (10,5). La regione che fa il minor uso di soluzione idroalcolica è il Molise (2,6 litri), mentre all’estremo opposto c’è l’Emilia-Romagna (29,3 litri).

Così crescono le infezioni e il consumo di antibiotici

Anche l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, rilancia l’allarme sulla resistenza antimicrobica (Amr): “Nonostante gli sforzi determinati dei Paesi e degli operatori sanitari, l’Europa non è sulla buona strada per raggiungere 4 dei 5 obiettivi antimicrobici fissati dal Consiglio dell’Ue per il 2030”, ammonisce l’agenzia. “E’ tempo di agire – esorta – non di reagire”. “Dal 2019 – riporta l’Ecdc – l’incidenza stimata delle infezioni del torrente circolatorio causate da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi è aumentata di oltre il 60%, nonostante l’obiettivo di una riduzione del 5% entro il 2030. Analogamente, quelle causate da Escherichia coli resistente alle cefalosporine di terza generazione sono aumentate di oltre il 5%, nonostante l’obiettivo di una riduzione del 10%. Anche il consumo di antibiotici è aumentato nel 2024, in contrasto con l’obiettivo di riduzione del 20%. Nel frattempo la percentuale di antibiotici di prima linea utilizzati – quelli appartenenti al gruppo Access della classificazione Aware dell’Organizzazione mondiale della sanità, che dovrebbero coprire almeno il 65% dell’uso totale – è rimasta stagnante intorno al 60%“. ”L’aumento dell’Amr, insieme alla carenza di nuovi trattamenti efficaci – sottolinea l’Ecdc – rappresenta una grave crisi di salute pubblica in continua evoluzione in Europa e nel mondo”.

Fonte: Il Sole 24 Ore