Symbola nel 2021 aumenta il valore aggiunto della Cultura, mentre diminuisce l’occupazione

Al MAXXI di Roma e sui canali social della Fondazione Symbola viene presentato il 12° rapporto “Io sono Cultura 2022. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”. La ricerca annuale, che analizza la filiera culturale e creativa e l’industria manifatturiera influenzata dalla cultura (creative driven), è realizzata da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, insieme a Regione Marche e Istituto per il Credito Sportivo.

I risultati

Pubblicato per la prima volta nel 2011, il Rapporto vuole dimostrare che il settore culturale creativo è un aspetto fondamentale dell’economia italiana ed è da traino per quei settori che non sono propriamente creativi come, ad esempio, l’industria automobilistica, l’agricoltura e l’aereospaziale. Il Rapporto presentato in anteprima da Arteconomy24 ai suoi lettori è suddiviso in tre capitoli: 1. Cultura e creatività nel mondo; 2. I numeri del sistema produttivo culturale e creativo in Italia; 3. Geografie della produzione culturale e creativa in Italia. La ricerca evidenzia come, nonostante le difficoltà, l’Italia possa svolgere un ruolo di primo piano nella transizione ecologica proprio grazie alla sua capacità “naturale” di incrociare bellezza, design e tecnologia, almeno si spera. Quindi, diventa simbolica la scelta di presentare lo studio proprio al MAXXI di Roma che nel giugno scorso ha ospitato, alla presenza di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, la prima edizione del Festival Internazionale New European Bauhaus, il programma che ha l’ambizione di promuovere una nuova cultura della sostenibilità ambientale tra i cittadini dell’Unione Europea.

La mappa della produzione culturale

Il Rapporto Symbola rappresenta una fotografia di ciò che è accaduto nel 2021, periodo post Covid-19, e delle dinamiche del triennio 2019-2021; inoltre l’enorme base di dati è arricchita da numerosi progetti nazionali e internazionali che disegnano una mappa dell’Italia creativa e produttiva che sorprende per vivacità e innovazione. Il Rapporto mantiene la perimetrazione dei settori culturali in base alla classificazione tipica dei codici Ateco 2007 secondo una suddivisione in sette “macro-domini” quali: Architettura e design; Comunicazione; Audiovisivo e musica; Videogiochi e software; Editoria e stampa; Performing arts e arti visive; Patrimonio storico e artistico. Tale classificazione differisce da quella europea utilizzata da Eurostat ESSnet (ripresa dall’ISTAT nel rapporto BES-Benessere Equo Sostenibile) la quale, secondo gli ambiti NACE, suddivide i settori culturali in dieci categorie: patrimonio culturale (materiale e immateriale); archivi; biblioteche; editoria e stampa; arti visive (compreso il design); arti performative; audiovisivi e multimedia; architettura; pubblicità; artigianato. A loro volta suddivisi in sei funzioni della catena del valore: creazione, produzione-pubblicazione, distribuzione-commercio, conservazione, educazione, management-regolamentazione. All’apparenza può sembrare una questione di lana caprina, tuttavia la classificazione indirizza le politiche e i finanziamenti europei, anche per quanto riguarda il finanziamento alle imprese creative con i fondi del PNRR Cultura 4.0.

Nel primo capitolo del rapporto si evidenzia l’importanza del Sistema Culturale e Creativo, nonostante le difficoltà derivate dalla pandemia, in quanto il suo peso rispetto al Pil mondiale è pari al 3,1% e occupa il 6,2% della forza lavoro globale. Il settore ha dato prova di resistere agli urti della crisi nei Paesi dove il reddito generato dalle nuove economie ha creato una nuova domanda per beni e servizi creativi, attraverso operazioni trasversali capaci di sviluppare nuove sinergie tra incentivi statali e iniziative di mercato. Tra i tanti esempi riportati c’è quello della Corea del Sud, tra le economie più importanti al mondo, capace di valorizzare il proprio prodotto culturale e di esportare i contenuti d’intrattenimento per 9,6 miliardi di dollari (circa 9 miliardi di euro), con un valore quasi raddoppiato in soli quattro anni. La vivacità di questo Paese è dimostrata dall’interessante padiglione presentato alla Biennale Arte di Venezia 2022 e al successo incredibile della serie Squid Game seguita da milioni di persone su Netflix.
In ambito europeo, tra gli strumenti introdotti il rapporto sottolinea l’implementazione dei fondi del progetto I-Portunus (21 milioni di euro), di Europa Creativa (con un budget rafforzato di 100 milioni di euro) e il New European Bauhaus, che, grazie alle sinergie tra politiche e programmi esistenti, è passato dai 25 milioni di euro iniziali a 85 milioni. Dopo il successo del progetto pilota i-Portunus, lanciato nel 2019, il programma Europa Creativa dedicherà gran parte del budget 2022 del filone Cultura al nuovo bando per la mobilità degli artisti. Con una cifra pari a 21 milioni di euro, il programma sosterrà per il primo anno un’azione di mobilità transnazionale di artisti, creatori o professionisti della cultura, con lo scopo di creare collaborazioni internazionali, opportunità di sviluppo professionale e formazione. La pubblicazione del bando è prevista per il prossimo autunno.

Il secondo capitolo contiene le statistiche del Sistema Produttivo Culturale e Creativo Italiano, dimostrando, in gran parte, come il comparto sia stato in grado di assorbire lo shock provocato dalla crisi pandemica, con molte luci ed ombre. Difatti, se nel 2021, la ricchezza prodotta dalla filiera è aumentata del 4,2% rispetto ai dati del 2020, non si può dire lo stesso dell’occupazione, che risente di una diminuzione del 2019, con una contrazione di quasi mezzo punto percentuale (-0,6%). Un altro dato interessante è il moltiplicatore degli investimenti che di media è pari a 1,8 (per 1 euro prodotto se ne generano 1,8 nel resto dell’economia) che sale a 2 per il Patrimonio storico artistico, con il settore museale, quindi con un valore sopra la media.

Fonte: Il Sole 24 Ore