Tajani rilancia lo «Ius Italiae» ma gli alleati si oppongono

Tajani rilancia lo «Ius Italiae» ma gli alleati si oppongono

Il decreto legge che ha stretto la via per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis non esaurisce le intenzioni di riformare la legge 91/1992, che regola l’acquisto della cittadinanza. Nei giorni scorsi si è riacceso il dibattito sulla proposta di legge presentata a ottobre del 2024, sia alla Camera che al Senato, dai parlamentari di Forza Italia. A rilanciare la proposta è stato lo stesso ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, dopo l’esito del referendum che non ha raggiunto il quorum e ha registrato una rilevante quota di «no» all’ipotesi di portare da dieci a cinque anni il periodo di residenza in Italia necessario per ottenere la cittadinanza.

La proposta di Tajani

Per Tajani lo «Ius Italiae», che anticipa di due anni (da 18 a 16) la possibilità per gli stranieri di acquisire la cittadinanza, mira a «rendere più seria la concessione della cittadinanza» perché richiede di «stare dieci anni a scuola». Una presa di posizione che ha trovato la ferma opposizione della Lega e del ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, per il quale «la legge sulla cittadinanza va bene così com’è», e di Fratelli d’Italia. Anche secondo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, l’attuale legge sulla cittadinanza è «ottima»; ma Meloni ha precisato che «se il Parlamento vorrà discutere con buon senso su soluzioni per migliorare alcune rigidità, le valuterò senza pregiudizio». Nei giorni scorsi è stato anche ipotizzato anche un possibile “scambio” – che per ora sembra escluso – fra lo «Ius Italiae», caro a Forza Italia e avversato dalla Lega, e il terzo mandato per i presidenti delle Regioni, su cui le posizioni sono a parti invertite.

Le proposte in commissione

Quel che è certo è che finora le proposte di legge sullo «Ius Italiae» sono rimaste ferme in commissione. Si sono inoltre “ristrette”: alcune parti relative all’acquisto della cittadinanza per diritto di sangue sono state infatti trasferite in altri provvedimenti. È il caso dei nuovi contributi per le richieste di cittadinanza dei discendenti degli italiani residenti all’estero: l’aumento a 600 euro dei costi per le domande presentate in consolato o in comune è stato inserito nella legge di Bilancio per il 2025 (che ha anche elevato il contributo unificato per i ricorsi in tribunale) ed è quindi già operativo. Stesso discorso per i limiti relativi al riconoscimento iure sanguinis, in quanto il decreto legge 36/2025 ha fissato norme ancora più stringenti.

Nel testo resta quindi la norma dello «Ius Italiae» in senso stretto, che consente allo straniero, nato in Italia o entrato entro i cinque anni di età, residente senza interruzioni per dieci anni e che ha «completato con esito positivo i cicli scolastici d’istruzione obbligatoria» di diventare cittadino, anche prima dei 18 anni. Ma le profonde differenze nella maggioranza ne rendono molto difficile il percorso.

Fonte: Il Sole 24 Ore