Taranto tra il fascino della Magna Grecia e l’ incontro in mare con i delfini

Dal film Mondocane al Marta con la sua archeologia spartana, Taranto è sulla cresta dell’onda. E in queste settimane a Campo Marino si può ancora fare un bel bagno. Ma è a Venezia che si parla di Taranto. In occasione del Festival del Cinema e nelle sale di tutta Italia, le scene di Mondocane rimandano un’immagine dispotica di Taranto, crocevia da millenni di popoli e storie. Ma oggi la cittadina pugliese riserva tante sorprese tra mare e paesaggi collinari, tutta da scoprire.

La colonia spartana rivive al Museo Archelogico Nazionale

Taranto è stata l’unica colonia spartana della Magna Grecia. A fondarla, nel 706 a.C. , furono i Partheniai, figli rivoltosi delle unioni illegittime formatesi durante le guerre tra Sparta e la Messenia che reclamavano parità di diritti. Seguendo anche il consiglio dell’Oracolo di Delfi, vennero mandati in Occidente. La genesi di Taranto e il resto della sua storia antica sfociata nel dominio romano è raccontata attraverso le opere d’arte che queste vicende hanno portato in dote, al Marta: il Museo Archeologico Nazionale in questo mese propone la mostra Taras e Vatl mettendo a confronto il suo patrimonio archeologico con quello di Vetulonia, altra protagonista del passato illustre del nostro Mediterraneo. Al Festival del Cinema di Venezia e nelle sale di tutta Italia, le scene di Mondocane, il film di Alessandro Celli interpretato da Alessandro Borghi rimandano un’immagine dispotica di questa città marittima crocevia da millenni di popoli e storie. L’atavico problema Ilva è pachidermico, impossibile da ignorare, però Taranto col suo Mare Grande e quello Piccolo dove vivono spugne, granchi, stelle marine, cavallucci ,- quest’ultimo è un bacino interno che pare replicare la forma dell’otto ed è in comunicazione a quello Grande e quindi al Mar Ionio attraverso il Canale di Porta Napoli e il Canale Navigabile – rappresenta una meraviglia paesaggistica.

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Gio Ponti e la Concattedragle icona design del SudGio

Ponti, icona del design e dell’architettura italiana nel ‘900, se ne era accorto. Perciò accettò volentieri di realizzare qui quella Concattedrale Gran Madre di Dio che sembra planata dal futuro nella parte nuova della città anche adesso che è trascorso mezzo secolo dalla sua costruzione. Il recente restyling delle vasche azzurre in cui si specchia accentuano il suo aspetto di nave della fede, e anche gli interni trasmettono l’impressione di muoversi sulle ali del vento. Bisogna girare intorno a tutta la struttura per capire quanto Ponti sia stato all’avanguardia e comprendere così la ragione per la quale i designer di tutto il mondo vengono qui in processione ancora oggi. Di fronte inoltre c’è l’Eden Bar, una delle pasticcerie più alla moda dove prendere il caffè con le paste ripiene di creme. Da qui a piedi, compiendo una bella passeggiata, si possono raggiungere i Giardini Peripato, un’oasi botanica nel centro della città, in cui passeggiare tra pini d’Aleppo, platani, tigli, cipressi, ippocastani, palme, magnolie, cedri. La tentazione dello shopping è forte: lungo Via Cesare Battisti, Via d’Aquino, Via di Palma e Via Anfiteatro, così come in Via Liguria le tante raffinate boutique invogliano a essere eleganti come se ci si trovasse in un salotto o in una festa pubblica.

Nel Castello Aragonese con Alexandre Dumas

Anche se si è concentrati sulle vetrine dei negozi, non bisogna mai scordarsi che l’azzurro mare intorno a Taranto pullula di cetacei. Al Marta vi sono statuine che li hanno resi eterni nella pietra, mentre con gli occhi se si è molto fortunati se, imbarcati in una mini crociera didattica di Jonian Dolphins Conservation (https://www.joniandolphin.it/), capita l’incontro della vita che porta a contatto coi delfini. Varcato il Ponte Girevole in acciaio – le sue arcate ruotano permettendo così alle navi di passare dal Mar Grande al Piccolo -, si è colpiti dalla bellezza del Castello Aragonese con le sue torri cilindriche dove ora è allestita la mostra “Oltre il muro” sulla prigionia del generale Alexandre Dumas, padre dello scrittore de “I Tre Moschettieri” e nonno dell’autore de “La signora delle camelie”, che fu incarcerato qui per volere del Re di Napoli Ferdinando I in guerra con la Francia.

Il barocco di S. Cataldo e poi le immancabili cozze

Si è praticamente dentro il cuore di Taranto vecchia, tra vicoli stretti, vestigia antiche e monumenti di fede cattolica: i resti del Tempio dalle imponenti colonne in stile dorico di Poseidone risalenti al VI secolo a.C. e la Cattedrale di San Cataldo nella sua veste settecentesca ora barocca legano le varie epoche della città (si può dormire all’Hotel L’Arcangelo di Piazza Fontana anche per le sue dolci colazioni). Perdersi tra i suoi vicoli, parlare di calcio e acciaieria coi suoi abitanti dal dialetto verace e vorace, accettando magari di farsi accompagnare al Pendio La Riccia o a vedere gli ipogei cittadini rappresenta un’esperienza settembrina imprescindibile, così come assaggiare le cozze tarantine nelle ruspanti trattorie che sorgono nei pressi del Mercato del Pesce dall’inconfondibile pensilina. E poi, visto che il tempo sta reggendo bene, perché non chiudere in bellezza con una bagno pomeridiano alle Dune di Campo Marino o nei lidi di Maruggio dove lo Ionio stende il suo celeste lenzuolo aspettando soltanto di accogliere chi ha ancora voglia di accoccolarsi nelle sue acque che hanno conservato il tepore tutto dell’estate.

Fonte: Il Sole 24 Ore