Tariffe idriche: confronto tra capoluoghi di provincia in Italia

Tariffe idriche: confronto tra capoluoghi di provincia in Italia

Le città dove si paga meno per il servizio idrico sono Milano con 160,13 euro, Campobasso con 191,18 euro) e Napoli con 193,64 euro. «Dall’analisi delle tariffe, confrontando gli importi da pagare nel 2024 (consumo di 150 metri cubi per tre componenti) e nel 2016 per egual consumo – si legge nel report -emerge un aumento medio del 40%. Sopra le righe la crescita del costo del servizio nella città di Potenza con +72%, in diminuzione i prezzi a Trento che registra un -2%».

Costi più bassi a Milano con 177,15 per 180 m3 d’acqua

Per quanto riguarda una famiglia di 3 componenti con un consumo di 182 metri cubi di consumo annuo, dall’analisi delle tariffe sui 20 capoluoghi di regione italiani,« registrano il costo più alto le città di Firenze, Perugia e Genova rispettivamente con 763,41 euro, 618,09 euro e 614,07 euro». Quelle quelle dove si paga meno per il servizio idrico sono Milano con 177,15 euro, Napoli con 206,45 euro e Campobasso con 234,66 euro.

«Per entrambi i livelli di consumo idrico esaminato – si legge nel report -, vediamo come è il centro Italia ad essere l’area geografica in cui le tariffe applicate sono le più alte, rispettivamente con una media di 463,84 euro per 150 metri cubi e di 586,20 euro per 182 metri cubi».

Nel 2022 disperso il 42% della risorsa acqua

Il rapporto mette in evidenza anche alcune criticità del sistema idrico nell’intero Paese. Tra gli elementi indicati «l’eccessiva frammentazione dell’offerta dei gestori», le «reti reti colabrodo» anche alla luce del fatto che «il 22 marzo 2024, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, l’Istat ha pubblicato i dati sullo stato della rete idrica in Italia, confermando la tendenza di dispersione della risorsa che nel 2022 è stata pari al 42,4% (tra i più alti d’Europa). Uno spreco incredibile e inaccettabile da ogni punto di vista».

E poi «accesso alla risorsa: costi e tariffe sempre più elevati, uniti a un progressivo impoverimento delle famiglie e a un sistema di sostegni non sempre adeguato a garantire l’accesso a questa risorsa essenziale, sono tre elementi che rischiano di prospettare inaccettabili disparità e povertà anche in questo settore (seppur con le dovute salvaguardie già in parte previste)».

Fonte: Il Sole 24 Ore