
Tasse non riscosse per 21mila euro a testa. Lazio e Campania ai massimi
La nuova rottamazione delle cartelle fiscali è decisa a restare al centro della scena del dibattito politico. O, meglio, è Matteo Salvini a essere risoluto a mantenere al primo punto dell’agenda quella che lui stesso venerdì scorso ha definito la «la priorità assoluta della Lega per questo 2025 in termini economici».
Botta e risposta continui
Per domani, al suo ritorno dal viaggio in Israele, il vicepremier ha convocato il consiglio federale della Lega, a cui parteciperà anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Per Giorgetti, vicesegretario del Carroccio fino al settembre scorso, la presenza al vertice della Lega è un’abitudine: ma è da lui che domani i compagni di partito si attendono le cifre che misurano la fattibilità dell’operazione. Cifre che oggi appaiono impegnative. Nelle prime simulazioni ministeriali, anticipate sabato scorso dal Sole 24 Ore, la super rottamazione «seria e definitiva» ipotizzata dalla Lega costerebbe alle casse dello Stato 5,2 miliardi di euro quest’anno, 3 miliardi il prossimo e 2,3 nel 2027, prima di volgere in positivo con gli incassi aggiuntivi in un conto che al termine dei dieci anni si chiuderebbe però in passivo per 1,5 miliardi. Perché i saldi di finanza pubblica tengono conto di interessi e sanzioni, cancellati dalla rottamazione, e non contemplano il pagamento diluito in 10 anni concesso dalla proposta leghista.
La commissione tecnica
Ma nonostante il loro peso sulla realtà, i dati tecnici dei conti pubblici per ora non sembrano azzoppare la forza della parola d’ordine leghista, che costringe il resto della maggioranza a rimarcare le proprie posizioni. «Vorrei sgombrare il campo da un equivoco – ha detto ieri il viceministro all’Economia Maurizio Leo anche per rispondere alle accuse di «freno» rivolte a Via XX Settembre in particolare da Forza Italia -: sono d’accordo su una nuova rottamazione», ma «è nelle corde della maggioranza fare interventi con la dovuta attenzione ai conti pubblici, e per questo abbiamo ricevuto il plauso degli organismi internazionali e dei mercati». Nel botta e risposta tutto interno alla coalizione che sostiene il Governo Meloni è però evidente il rimpallo di quello che rischia di trasformarsi in un cerino. Fratelli d’Italia prova a rilanciarlo nel campo della Lega: «Poiché pare che la rottamazione costi svariati miliardi di euro – dice ad esempio il responsabile economico di FdI Marco Osnato -, non credo sia più un problema esclusivamente fiscale ovvero del viceministro Leo. A questo punto è il ministro dell’Economia Giorgetti a doverci spiegare come si può coprire il costo di questa rottamazione».
La nuova discussione sul destino delle cartelle esattoriali preme inevitabilmente sul lavoro della commissione tecnica nata dalla delega fiscale per far luce sul ciclopico magazzino della riscossione, con l’obiettivo di distinguere le somme ancora incassabili direttamente, quelle più problematiche da cartolarizzare e i debiti ormai irrecuperabili, per esempio perché legati a imprese fallite o contribuenti defunti, da stralciare.
Al 31 dicembre scorso il magazzino ospitava 1.275 miliardi di euro, richiesti senza essere incassati negli ultimi 25 anni. Statisticamente, questa cifra astronomica vale 21.611 euro per ogni italiano, neonati compresi. Ma come sempre la media nasconde al proprio interno situazioni molto diverse.
Fonte: Il Sole 24 Ore