
Teddy, il successo del fast fashion italiano: ricavi a +7,5% nel 2024
Niente campagne autocelebrative con le 50 modelle più famose (e pagate) degli ultimi decenni, immortalate dalla “photostar” Steven Meisel, scelta fatta da Zara (Inditex) per festeggiare 50 anni. Niente collaborazioni roboanti con grandi stilisti del presente o del passato, come spesso fa H&M, il colosso svedese che da sempre rivaleggia con gli spagnoli di Inditex.
Il Gruppo Teddy, che potremmo definire la via italiana al fast fashion, insieme a Ovs (Benetton è purtroppo da tempo fuori dai giochi), ha da molti anni una strategia e una visione diverse da quelle dei due grandi gruppi europei. L’unica similitudine è che anche l’azienda italiana è presente sul mercato con più marchi – Terranova, Calliope, Rinascimento e QB24 – e negozi dedicati a ciascuna insegna (arrivati a 859).
Nel 2024 la strada scelta dal gruppo Teddy si è dimostrata vincente: i ricavi sono cresciuti del 7,5% a 735 milioni e l’aumento sul solo mercato italiano è stato quasi doppio (+13%). Certo, il contesto ha fatto diminuire i margini, anche perché sono aumentati gli investimenti (in primis in formazione, sostenibilità ambientale e sociale e negozi, arrivati a 27,4 milioni, 2,1 in più rispetto al 2023) e i dipendenti, cresciuti del 6,8% a 3.720, il 71% dei quali in Italia con un’età media di 32 anni. La redditività ha risentito dei forti incrementi dei costi di trasporto (+70% sul 2023, pari a 27,3 milioni), degli investimenti nei canali digitali e ovviamente per l’incertezza geopolitica che non aiuta alcun tipo di consumo, abbigliamento compreso.
«La forza dei nostri marchi e l’efficacia del modello di business, uniti alla solidità finanziaria, ci hanno consentito di riprendere una decisa traiettoria di crescita in un contesto sfidante», commenta Alessandro Bracci, presidente e ad del Gruppo Teddy. C’è poi una componente difficilmente misurabile, legata a Vittorio Tadei, che nel 1961, a Rimini, fondò il gruppo. «Un imprenditore visionario, che voleva dare all’azienda una missione che andasse oltre la semplice produzione di abiti – aggiunge Bracci –. Quando nessuno lo faceva, oltre 60 anni fa, parlava del sogno di creare un’impresa che avesse anche uno scopo più grande, puntando a una crescita sostenibile e alla valorizzazione delle persone». Per il 2025, nonostante il contesto, il Gruppo Teddy stima di continuare a crescere, confermando la visione a lungo termine del fondatore.
Fonte: Il Sole 24 Ore