Terre rare, euforia sull’intesa Usa-Australia ma l’allarme rimane

Terre rare, euforia sull’intesa Usa-Australia ma l’allarme rimane

La US Export-Import Bank (Exim) ha inviato sette “Lettere d’interesse”, in vista dell’erogazione di oltre 2,2 miliardi di dollari: un atto non ancora vincolante, ma che martedì 21 ha scatenato rialzi fino al 30% sul listino di Sydney per i titoli delle società interessate. I beneficiari sono Arafura Rare Earths, che promette di produrre a regime il 5% dell’offerta globale di terre rare, VHM e Northern Minerals (impegnate su altri depositi di terre rare), Graphinex (grafite), Latrobe Magnesium (magnesio), Sunrise Energy Metals (scandio e cobalto) ed RZ Resources (titanio e altri minerali critici).

L’intesa tra Washington e Canberra garantisce inoltre un sostegno per completare la costruzione nel Western Australia di un mega impianto per produrre gallio (l’obiettivo è il 10% del totale nel mondo): si tratta dell’Alcoa-Sojitz Gallium Recovery Project, in collaborazione con il Giappone (che ha finanziato metà dei costi finora sostenuti). Usa e Australia si sono assicurate anche parte della produzione futura del metallo, usato nei microchip.

Nonostante l’euforia in Borsa e i commenti pittoreschi di Donald Trump – secondo cui «nel giro di un anno avremo così tante terre rare e minerali critici che non sapremo che farne» – gli analisti ritengono comunque che bisognerà attendere qualche anno per raccogliere i frutti di questi investimenti. E in ogni caso il predominio cinese, per quanto attenuato, non verrà meno.

Nel suo report Goldman identifica rischi legati soprattutto agli approvvigionamenti di samario, lutezio e terbio (terre rare di cui Pechino restringe l’export da aprile) e di grafite, sottoposta anch’essa a controlli da parte cinese.

Con l’ultima stretta, decisa il 9 ottobre, la Repubblica popolare oggi limita di fatto le forniture di ben 12 terre rare su un totale di 17 (ci sono restrizioni anche per gadolino, disprosio, scandio, ittrio, olmio, erbio tulio, europio e itterbio), oltre che di molti altri metalli critici tra cui antimonio, tungsteno, tellurio, bismuto, molibdeno, indio, gallio e germanio. Dall’8 novembre intende imporre controlli ancora più rigorosi, estesi anche al settore delle batterie oltre che a quello dei magneti, e tracciare qualsiasi prodotto con almeno lo 0,1% (in valore) di terre rare.

Fonte: Il Sole 24 Ore