
Terzo mandato, Tajani alza il tiro per ottenere il taglio dell’Irpef. Ora la parola a Meloni
«Non mi vendo per un piatto di lenticchie. Le trattative sono sempre politiche, non per la spartizione di potere. Non è che io cambio idea sul terzo mandato se mi danno il sindaco di Verona o il sindaco di Milano».
Tajani alza il prezzo: non voglio poltrone, sì alla riduzione delle aliquote Irpef
Per il secondo giorno consecutivo, mentre la premier Giorgia Meloni sta ancora rientrando dal Canda dove si è tenuto il G7, il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani ribadisce la sua contrarietà al terzo mandato per i governatori caro alla Lega e su cui Fratelli d’Italia ha aperto uno spiraglio. Ma nel ribadire la sua contrarietà di principio («siamo contro non perché siamo contro qualcuno, ma perché ci sono incrostazioni di potere che rischiano poi di essere dannose per la democrazia»), fa capire che la trattativa è possibile sui temi e non sulle poltrone. «Il terzo mandato non è nel programma, e se io devo accettare una cosa che non è nel programma è ovvio che poi gli alleati devono accettare una cosa che non è nel programma che noi proponiamo, per esempio». Tradotto: deve passare la nostra linea sulla riduzione delle aliquote Irpef al posto della rottamazione chiesta a gran voce dalla Lega.
I tempi stringono: emendamento in Senato al Ddl sul numero dei consiglieri
L’unica cosa certa è che i tempi stringono, se si vogliono cambiare le regole per le regionali d’autunno (il Consiglio di Stato ha stabilito che in Veneto si dovrà votare entro il 20 novembre). E altrettanto certo è che l’unica che può dirimere la controversia è Meloni stessa nelle prossime ore. Quanto allo strumento, il plenipotenziario della Lega nonché ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli lo ha individuato nel disegno di legge sull’aumento del numero dei consiglieri regionali all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato e ha prontamente chiesto e ottenuto lo slittamento di una settimana dei tempi per la presentazione degli emendamenti.
L’interesse di Salvini: tenere occupato il “Doge” Zaia
Che Matteo Salvini prema per il terzo mandato, anche se c’è da dire che il tema non è di quelli per cui si straccia le vesti, è evidente: perdere il Veneto dopo quindici anni sarebbe un colpo tremendo per la “culla” del Carroccio, e in più tenere ancora occupato nel suo mestiere di “Doge” uno Zaia che altrimenti potrebbe essere un pericoloso competitor nel partito o nel governo è la soluzione più sicura per il leader leghista.
La retromarcia di Meloni dopo l’impugnativa della legge campana
E Meloni? A Palazzo Chigi la volontà di trovare una soluzione c’è. Ma qui occorre fare un passo indietro. E capire perché Meloni, dopo aver impugnato con successo la legge campana sul terzo mandato davanti alla Corte costituzionale, ha fatto nelle scorse settimane una clamorosa marcia indietro e ha aperto al pressing della Lega per rivedere la legge nazionale del 2004 portando da due a tre il limite dei mandati per i governatori in modo da permettere sia a Zaia di potersi ricandidare in Veneto sia al dem Vincenzo De Luca di poterlo fare in Campania (effetto collaterale gradito, quest’ultimo, che getterebbe scompiglio in un centrosinistra già pronto a convergere sul pentastellato Roberto Fico).
Fonte: Il Sole 24 Ore