Tesla, fuori anche Afshar. Allarme rosso per la fuga di top manager

Tesla, fuori anche Afshar. Allarme rosso per la fuga di top manager

La partenza di Omead Afshar da Tesla, dopo sette anni al fianco di Elon Musk, è più di un semplice addio. Per molti all’interno dell’azienda, Afshar – responsabile vendite e operazioni in Nord America ed Europa – non era solo un dirigente operativo: era uno dei pochi in grado di tradurre in pratica le intuizioni – spesso imprevedibili – del suo capo. Il suo licenziamento, deciso direttamente da Musk, secondo fonti interne, arriva in un momento critico per la casa californiana: le vendite rallentano, la concorrenza accelera, e il turnover nei ruoli chiave sta mettendo a dura prova la tenuta del gruppo.

Afshar si era guadagnato sul campo il soprannome di “risolutore” – uno che risolveva problemi, per citare uno noto film di Tarantino, Pulp Fiction – in grado di tenere insieme processi complessi, dall’approvvigionamento alle catene di montaggio, fino al coordinamento delle vendite in Nord America ed Europa – due dei mercati più strategici per Tesla. A fine 2024 era stato promosso vicepresidente, ma nel frattempo la marea stava già cambiando. Le consegne in Europa sono scese per cinque mesi consecutivi, con un calo del 28% solo a maggio. Oltreoceano, il graduale ritiro degli incentivi statali e la crescente pressione dei marchi cinesi hanno ridisegnato le priorità dell’azienda, rendendo la posizione di Afshar più fragile.

Emorragia di figure apicali

Il suo non è un caso isolato. Negli ultimi mesi, Tesla ha assistito a una vera e propria emorragia di figure apicali. Tra le partenze più rilevanti spiccano Milan Kovac, responsabile del progetto Optimus (il robot umanoide su cui Musk punta fortissimo per il futuro dell’automazione domestica), e Jenna Ferrua, a capo delle risorse umane per il Nord America. Secondo The Atlantic, circa un dirigente su tre ha lasciato Tesla nell’ultimo anno – per licenziamento o dimissioni – mentre l’azienda ha tagliato 14.000 posti di lavoro. Un’emorragia che inizia a sollevare interrogativi sulla capacità del gruppo di conservare il capitale umano necessario per competere in un settore sempre più tecnologico e ipercompetitivo.

Le ragioni di questo “brain drain” sono molteplici. Ma tutte, in un modo o nell’altro, riconducono a Elon Musk. La sua leadership, per anni considerata visionaria e anticonvenzionale, oggi appare divisa tra troppi fronti. L’impegno in SpaceX, la guida di X (ex Twitter), e il coinvolgimento politico a favore di Donald Trump – sempre più esplicito, prima della recente rottura – hanno generato malumori anche tra i dipendenti. Alcuni, in forma anonima, hanno chiesto le dimissioni di Musk, temendo che le sue scelte – più ideologiche che industriali – possano compromettere la reputazione e la tenuta dell’azienda nel medio termine.

Fonte: Il Sole 24 Ore