Tesla, lista nera in Svezia ma è svolta sulla guida autonoma in Usa e Cina

Tesla, lista nera in Svezia ma è svolta sulla guida autonoma in Usa e Cina

Un segnale incoraggiante anche dalla Cina

Qualche ora prima, dalla Cina è arrivato un segnale molto atteso. Pechino ha pubblicato le prime linee guida per l’export dei dati generati dai veicoli, finora nodo irrisolto per il lancio del sistema di guida autonoma supervisionata – o guida assistita di livello avanzato – Full Self-Driving (FSD). Tesla aveva avviato test limitati nel Paese, ma la mancanza di regole chiare ne bloccava l’estensione. Le nuove norme aprono ora una finestra concreta per il rilascio del software nel primo mercato mondiale dell’auto elettrica.

Le autorità cinesi, in effetti, hanno pubblicato una bozza di linee guida che chiarisce per la prima volta come i dati generati dalle auto (inclusi quelli necessari per sviluppare e ottimizzare sistemi avanzati di guida autonoma come il Full Self-Driving di Tesla) possano essere trasferiti all’estero, con alcune esenzioni per le aziende nelle zone di libero scambio. Questo rappresenta un potenziale via libera all’uso più ampio delle funzioni FSD in Cina, il più grande mercato automobilistico mondiale, e risolve uno dei principali ostacoli normativi che frenavano Tesla: la possibilità di trasferire i dati raccolti dalla flotta cinese verso gli Stati Uniti per migliorare gli algoritmi di guida autonoma.

I venti contrari che soffiano in Europa

Ma mentre Washington e Pechino sembrano rilanciare le chance del produttore di auto elettriche, in Europa – dove Tesla sta soffrendo da mesi sul fronte delle vendite, in risposta alle prese di posizione politiche di Musk – i tempi sembrano allungarsi. La casa automobilistica ha rivelato alla fine dell’anno scorso che intendeva portare il Full Self-Driving nel Vecchio continente nel corso del 2025. Pare che, però, la burocrazia europea stia frapponendo più di un ostacolo e dilatando i tempi. In un post sulla (sua) piattaforma social X mercoledì, Musk ha dichiarato che l’azienda è tuttora in attesa del disco verde del governo olandese e di Bruxelles.

Infine, in Svezia prevale il giudizio etico. Il fondo AP7 ha annunciato di aver venduto l’intera partecipazione in Tesla, inserendo il titolo nella propria lista nera per le «comprovate violazioni dei diritti sindacali negli Stati Uniti». «Dopo anni di dialogo — si legge nella nota — l’azienda non ha adottato misure adeguate». La quota dismessa ammontava all’1% del portafoglio azionario del fondo.

Il disinvestimento segue quello dell’assicuratore Folksam, che già ad aprile aveva abbandonato il titolo. Tesla è coinvolta da oltre un anno in un duro scontro con i sindacati svedesi, e le vendite nel Paese sono crollate del 74% nei primi cinque mesi dell’anno, anche se questo si traduce in volumi trascurabili: da 12.600 a 3.200 unità (Tesla ha venduto 1,79 milioni di vetture nel 2024, in calo dell’1,1%, ma il calo è molto più netto nel corso del 2025, soprattutto in Europa: gli obiettivi di vendita sono difficili da raggiungere con i trend attuali).

Fonte: Il Sole 24 Ore