Tesla, shock nelle vendite Ue: tonfo in Svezia e Danimarca
Un vento gelido che parte da Nord raffredda le ambizioni di recupero europeo di Tesla, con un crollo a ottobre delle vendite sui mercati danese, svedese e norvegese, seguito da pesanti frenate anche in Italia, oltre che in Olanda, Spagna e Portogallo, mentre il produttore resta sulle corde in Francia. Uno shock per i segnali di ripartenza del marchio sul vecchio continente – registrati a settembre dopo mesi di calo continuo, grazie alla brillante performance della Model Y -, mentre i produttori cinesi si confermano agguerriti. I dati intanto riaccendono inevitabilmente, ancora una volta, la discussione sulla valutazione a Wall Street e sull’ingombrante figura di Elon Musk, dopo l’archiviazione della stagione da «Doge» che ha portato il titolo a rimbalzare fino ai massimi annuali toccati in questi giorni.
Il mercato-simbolo
Il Nord Europa, da sempre mercato-simbolo e vetrina per l’elettrico europeo (nonostante la scarsa rilevanza dimensionale) snobba Tesla, con le vendite di ottobre scese ai minimi termini. Il crollo è dell’86% in Danimarca, con sole 102 vetture vendute e il sorpasso di marchi come BYD, Xpeng e Zeekr. Anche la Norvegia, -50%, conferma la tendenza. In Svezia le consegne di ottobre calano dell’88,7% ai minimi annuali e il dato sorprende, considerando che a settembre l’aumento delle immatricolazioni qui era stato del 492% grazie al restyling della Model X, auto più venduta del mese nel paese, con 1.425 consegne (su un totale di 1.728). Una performance che in generale per l’Europa lasciava presagire un’inversione di tendenza dopo un’annata volatile, ma generalmente su livelli bassi. Forse, proprio il forte apprezzamento del restyling (il modello più venduto a settembre anche in Olanda) potrebbe avere saturato il mercato almeno nell’immediato, come suggeriscono alcuni osservatori. Proprio in Olanda il calo a ottobre è stato del 48%, in Spagna la frenata è stata del 30,6%, del 58,7% in Portogallo. Anche in Italia a ottobre sono state immatricolate solo 256 vetture, il 47% in meno rispetto alle 484 dello stesso mese del 2024 (da inizio anno il calo è del 32,9%). Solo la Francia è positiva, ma il +2,4% mensile fa i conti con un ritardo che da inizio anno resta del 29,8%.
La debolezza
I dati confermano che un solo restyling sembra non bastare a rivitalizzare l’interesse dei consumatori, soprattutto con un’alternativa che, rispetto al passato, è sempre più ricca, e non solo da parte cinese. Sui dati dell’ultimo mese può pesare anche la tendenza storica di Tesla a concentrare le vendite nell’ultima parte del trimestre e restare più «scarica» all’inizio della frazione, ma la debolezza è innegabile se si guarda ai 9 mesi, con vendite calate del 28,5% (comprese Uk e Efta) in un ambito che nello stesso periodo è salito del 25% (la Germania, primo mercato di Tesla, ha visto crescere le vendite dell’elettrico del 38%, con Tesla giù del 50%). Sulla stessa distanza, BYD conferma una robusta crescita (+300%), seppur su livelli quantitativi diversi (30mila vetture contro 243mila americane). A ottobre, oltre alle 1.867 immatricolazioni italiane, con una crescita quattro volte superiore rispetto al 2024, la casa cinese è cresciuta, tra gli altri paesi, in Germania e Spagna, anche se a livello globale le vendite sono scese del 12%, e il titolo è ai minimi da febbraio.
All’opposto, le difficoltà di Tesla nel vecchio continente si confrontano con un’ultima trimestrale che ha battuto le aspettative, con consegne per 495mila veicoli e una produzione di 445mila, e una quota di mercato in recupero in Nordamerica, anche a causa di un effetto-anticipo trainato dalla corsa dei consumatori Usa a sfruttare il credito fiscale scaduto il 30 settembre. Per l’ultima frazione ci si aspetta, anche per questa ragione, un rallentamento.
In Borsa
Il titolo Tesla intanto ha innescato un percorso di ascesa ininterrotto da questa estate. A settembre le azioni hanno guadagnato il 35%, ottobre è proseguito con una crescita moderata (+8%) e anche ieri (nonostante la notizia di contestazioni per malfunzionamenti e un’indagine regolatoria avviata) il titolo non ha mostrato incertezze. A sostenere il rally anche le aspettative legate a una trasformazione strategica in direzione Ai, robotaxi e robot umanoidi. Ora, dopo il rimbalzo, il titolo viaggia ben oltre 450 dollari. Molti addetti ai lavori hanno segnalato il rischio di una sopravvalutazione. Tesla tratta a un price earning (rapporto tra prezzo e utili) atteso per il 2025 di 274 volte (328 volte il p/e nel bilancio 2024), mentre il rapporto tra prezzo e patrimonio netto atteso è di 18,9 volte. Ampia la forbice del consensus degli analisti (il 25% consiglia di vendere): il target price medio è di 387 dollari, ma si va da chi, come President Capital indica un target price di 529 dollari a chi, come Hsbc, si ferma a 130 dollari.
Fonte: Il Sole 24 Ore