
Tessuti, a Milano Unica la sfida è far ripartire l’export
A spiegare molto bene la doppia velocità di valutazione cui sono costretti gli imprenditori del settore moda – e che sta complicando ulteriormente le decisioni – è l’attuale edizione di Milano Unica, fiera dedicata ai tessuti e agli accessori in corso fino a domani a Rho Fiera: mentre nel mondo regna sovrana l’incertezza su più fronti – dai possibili accordi di pace alle percentuali dei dazi verso gli Usa – negli stand delle 735 aziende che sono presenti a questa 41esima edizione si valutano le novità e le proposte per l’autunno-inverno 2026-27, che arriveranno in negozio tra un anno circa.
Fiera dei record, ma le incognite per il settore sono tante
Le aziende, comunque, non si scoraggiano: l’edizione segna un record sia in termini di superficie espositiva (+3,3%) sia di numero di espositori, con un aumento dell’8,7% di espositori europei che partecipano ai Saloni di Ideabiella, Moda In e Shirt Avenue (che nel complesso, inclusi gli italiani, sono 584: +2,6% sull’edizione precedente). «Milano Unica registra un record di espositori e di metri quadrati di superficie – conferma soddisfatto Simone Canclini, presidente della manifestazione – ma ci sono aspettative che purtroppo non sono state soddisfatte: la ripresa nel secondo semestre del 2025, frenata dalle questioni geopolitiche, e anche la pubblicazione definitiva del decreto sull’Epr tessile (la responsabilità estesa al produttore, ndr) che avrebbe portato importanti investimenti nel settore. Abbiamo bisogno di una nuova politica industriale per la moda in Italia». Un tema che verrà certamente discusso nel Tavolo della Moda annunciato per il 22 luglio a Roma.
Export in calo dopo un 2024 negativo
Dopo un 2024 negativo, con fatturato in calo dell’8,8% ed export a -10,7%, l’andamento della tessitura è ancora critico: secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi Economici e Statistici di Confindustria Moda, nel primo trimestre 2025 la produzione di tessuti ortogonali risulta in calo del -6,9%, mentre quella dei tessuti a maglia cresce del +11 per cento. Le esportazioni sono ancora in calo del –2,3%, rispetto al 1° trimestre del 2024, ma con un andamento altalenante a seconda delle categorie merceologiche considerate. A fronte di una flessione delle esportazioni di tessuti in lana e maglia, crescono quelle di cotone, lino e seta. «Milano Unica – ha commentato Matteo Zoppas, presidente di Ice – è un momento importante per l’export di settore. La moda sta passando un periodo di forte incertezza, il calo dell’export ci preoccupa e per questo continuiamo a investire risorse nel comparto. A Milano Unica, per esempio, abbiamo portato 110 buyer da Paesi chiave».
A livello geografico risultano in calo del 5% le vendite verso i Paesi europei, mentre sono stabili quelle verso i mercati extra Ue, nonostante il dato negativo della Cina (-16,5%). In controtendenza gli Usa: il trimestre che ha preceduto il Liberation Day del 2 aprile, complice sicuramente la volontà di fare scorte prima dell’applicazione delle nuove tariffe, l’aumento è stato del +18,4%. Anche l’Italia, tra gennaio e marzo, ha aumentato l’import, con un picco del +40% delle importazioni dalla Cina.
L’impatto della crisi del lusso sulla filiera
Il monte della filiera riflette una crisi che ormai è estesa anche ai brand, sebbene in maniera non omogenea: «Il mercato del lusso non sta andando bene e chiuderà l’anno in negativo – ha detto Claudia D’Arpizio, senior partner di Bain&Co. –. È come se stessimo vivendo nuovamente la crisi del 2008-2009, ma senza una “nuova Cina” a fare da contrappeso e con la filiera a rischio. Il fatto che ci siano forti discrepanze tra l’andamento dei brand significa però che i consumatori stanno facendo delle scelte». Scelte che anche le aziende devono fare: «Penso che i consumatori siano diventati allergici a ciò che è caro, mentre rispetteranno sempre un prodotto costoso perché ne capiscono il valore – ha spiegato Edoardo Zegna, chief marketing, digital and sustainability officer del Gruppo Zegna –. Noi non percepiamo questa disaffezione perché abbiamo scelto di difendere ciò che ci rende unici e non di diventare qualcosa che non siamo perché guardiamo ai trend. Ci vogliono pazienza e persistenza, ma se non sei autentico oggi vieni smascherato facilmente».
Fonte: Il Sole 24 Ore