Tfr, no della Cgil all’ipotesi del governo: toccarlo vuol dire colpire diritti conquistati con il lavoro

Tfr, no della Cgil all’ipotesi del governo: toccarlo vuol dire colpire diritti conquistati con il lavoro

“Il Governo continua a non dire la verità sulle pensioni e propone soluzioni che non hanno alcun senso. L’idea di utilizzare il Tfr per garantire la flessibilità in uscita è profondamente sbagliata: significherebbe far pagare direttamente a lavoratrici e lavoratori il costo della pensione anticipata. Ma il Tfr non è un fondo da usare a piacimento, è salario differito, parte integrante della retribuzione, e toccarlo vuol dire colpire diritti certi conquistati con il lavoro”. Lo dichiara Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil, commentando la proposta del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. “Questo Governo – prosegue Ghiglione – aveva promesso il superamento della legge Fornero. La verità è esattamente l’opposto: la flessibilità in uscita è stata progressivamente azzerata, come dicono chiaramente i dati Inps. Dal 2022 ad oggi la soglia economica per andare in pensione anticipata con il contributivo è stata innalzata da 2,8 volte l’assegno sociale (da circa 1.300 euro) a 3 volte (poco più di 1600 euro), e nel 2030 arriverà a 3,2 volte (più di 1.700 euro). Parliamo di un aumento di oltre 400 euro al mese: un muro invalicabile che cancella di fatto ogni possibilità di pensionamento a 64 anni per chi ha carriere povere e discontinue”.

La prospettiva secondo il sindacato di Landini

E così, sottolinea la Cgil, anziché eliminare l’importo soglia si prospettano soluzioni da far pagare a lavoratrici e lavoratori. Mentre alzano i requisiti per la pensione – continua la segretaria confederale della Cgil – i salari fanno fatica a crescere e con questo Governo i rinnovi contrattuali hanno recuperato a mala pena un terzo dell’inflazione cumulata in questi anni. In altre parole, mentre cresce il costo della vita e viene smantellata la flessibilità in uscita, chi lavora si trova a guadagnare meno oggi e ad avere meno prospettive di pensione domani”.

Opzione donna

“E poi su Opzione Donna arriviamo al ridicolo – incalza Ghiglione – dopo aver azzerato la misura da quando sono al Governo, modificando profondamente i requisiti di accesso e restringendo la platea delle beneficiarie a qualche unità, oggi si annuncia una nuova proposta come se fosse una conquista. Le donne sanno bene cosa è stato fatto: promesse tradite, tutele cancellate e nessuna vera attenzione al lavoro femminile”. “La verità è che i lavoratori e le lavoratrici sanno bene cosa è stato fatto sulle pensioni – conclude Ghiglione – perché basta guardare i numeri Inps. Siamo di fronte a un Governo che non mantiene le promesse, che colpisce chi lavora due volte: prima non facendo nulla per aumentare i salari reali, poi cancellando la possibilità di andare in pensione in modo dignitoso. Continueremo a batterci per una vera riforma previdenziale, riportando nel sistema principi di equità e introducendo una vera flessibilità nel sistema previdenziale.“

Fumarola (Cisl): regole si cambiano con sindacato, aprire un confronto

«Le regole pensionistiche si cambiano insieme al sindacato: no a fughe in avanti o proposte agostane unilaterali utili forse ad animare il dibattito mediatico ma non a costruire il clima adatto a riforme eque e durature. La Cisl chiede di aprire subito un confronto per affrontare la materia in modo serio, organico e strutturale». Così la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, in merito alle recenti affermazioni del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. «Non è lanciando dichiarazioni fumose che si affronta un tema tanto delicato. La via giusta passa per un tavolo che metta in priorità innovazioni nel segno dell’inclusione e della flessibilità. Vuol dire pensione di garanzia per i giovani, rafforzamento di opzione donna, estensione dell’ape sociale, superamento strutturale della logica delle “quote” e dell’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici, forti sostegni e incentivi per lo sviluppo della previdenza complementare e rafforzamento dei trattamenti in essere», ha aggiunto Fumarola, indicando che, «in vista della Legge di Stabilità, è urgente e necessario aprire il confronto al ministero del Lavoro. Bisogna trovarsi in un perimetro comune e condiviso di interventi, o si contribuirà solo ad aumentare incertezza e tensione sociale».

Fonte: Il Sole 24 Ore