
Thruppi, vedi Napoli e poi canta
Thruppi
Vedi Napoli e poi muori. O quanto meno, ti resta dentro quella smania ‘e turnà che ha ispirato tante canzoni della tradizione partenopea classica: un impasto di malinconia e orgoglio, declinato con intensità diverse da visitatori entusiasti e napoletani andati a vivere altrove. Come Giovanni Truppi, cantautore della diaspora, partito a vent’anni o poco più verso altre città (Roma) e altre scene musicali. In questi ultimi anni lo abbiamo visto spuntare sugli scaffali delle librerie con L’avventura, diario di un viaggio nell’Italia post-Covid (La nave di Teseo, 2021), lo abbiamo apprezzato esibirsi, senza cedere minimamente a compromessi canzonettari, sul palco di Sanremo (era il 2022) e seguito mentre si ritagliava un posto riconoscibile nel panorama dell’indie italiano (l’ultimo disco da solista è Infinite possibilità per essere finiti, uscito nel 2023). Ma alla fine di tutto questo girovagare, la voglia ‘e turnà si è fatta sentire: il suo rimpatrio artistico a Napoli si chiama Thruppi (Island Records), album-progetto in cui ha incrociato i microfoni con alcuni componenti di Thru collected, collettivo dell’underground partenopeo, un manipolo di ventenni pieni di visione, talento ed energia: tra questi il duo Specchiopaura, e poi Alice, Sano e Lucky Iapolo. Pubblicato a giugno, il disco è uno dei lavori più sorprendenti e liberi emersi quest’anno nel tessuto musicale nazionale: una millefoglie che tiene insieme, strato dopo strato, generazioni vicine ma non sovrapponibili (Giovanni Truppi ha 45 anni), lingue diverse (italiano e napoletano) e stili eterogenei (spoken word, rap, cantautorato, distorsioni rock e lente melodie al pianoforte). Tutti bravi, perché in questo incontro-scontro hanno ottenuto un risultato breve, conciso, lucido: sette canzoni che, come fulmini, illuminano storie piccole, ma dense di significato. C’è l’amore – nella sua versione più amara, quando finisce – così potente che “i nostri sangui si uniscono dentro le pance delle zanzare”(Buianotte), c’è lo scontro feroce tra padri e figli (Vecchie fiamme) e la decadenza della borghesia (Denti perfetti). Quanto alla città che li ha allevati, è lì presente per fare da sfondo alla fatica di diventare grandi, perché la vita adulta dopotutto è un “gioco pesante”in cui vengono mosse“pedine gigantesche, altro che le cose dei ragazzini”(così nel brano Napoli città di morte). Non è una novità, riuscire a mettere insieme sensibilità artistiche diverse: il bello di Thruppi, e forse il motivo per cui ha funzionato così bene, è che il risultato suona particolarmente affiatato, sia nelle parole che nei suoni, fuori dai perimetri del pop italiano: un lavoro che, invece di inseguire la stagione, è stato concepito per durare. Avant-pop? Anti-pop? Molto meglio non mettere etichette e semplicemente ascoltare.
Per chiarezza: Thruppi è sia il nome del gruppo che quello dell’album
Fonte: Il Sole 24 Ore