TikTok, il nodo irrisolto dell’algoritmo

TikTok, il nodo irrisolto dell’algoritmo

Chiusi i battenti dell’Apec di Busan, il caso TikTok resta ancora irrisolto. La cessione miliardaria di TikTok America e dei suoi 170 milioni di utenti da parte di Bytedance scorre su binari autonomi. Si sa che Oracle riaddestrerà i dati americani con una cordata di investitori, ByteDance rimarrà azionista, ma i contendenti dovranno accordarsi sul controllo di ForYou, l’algoritmo più popolare al mondo che suggerisce video in linea con i gusti dell’utente.

La trattativa con la Cina, che ha dato i natali a TikTok grazie a ForYou, ha messo a nudo il tema dell’inquadramento cinese dell’algoritmo, specie in vista di potenziali nuove dispute globali: Pechino lavora all’internazionalizzazione di Kwai/Huaishou, un’App che tra gli azionisti anche la China Administration of Cyberspace (CAC) e il futuro, chissà cos’altro ci riserva.

Non esiste una normativa cinese coerente né una disciplina articolata degli algoritmi. Trattative legali febbrili, da mesi, si sono concentrate sull’App più globalizzata al mondo, ma le fonti si accavallano con forme di tutela diretta o indiretta, gli algoritmi infatti possono essere inquadrati come diritto d’autore, brevetti, segreti commerciali e di settore, per non parlare del versante della governance dei dati e dell’intelligenza artificiale.

Un vero rompicapo, ogni legge copre un pezzo del problema, ma i vari pezzi non fanno il totale. In tre anni è stato varato un pacchetto di norme che tocca il tema senza far chiarezza, nel 2021 il Regolamento sulla gestione dei servizi di raccomandazione algoritmica, nel 2022 il Regolamento sulla gestione dei servizi di sintesi profonda e nel 2023 le Misure provvisorie sulla gestione dei servizi di IA generativa.

Fonte: Il Sole 24 Ore