
Tlc fra fusioni e meno debito, gran riscossa dei titoli in Borsa
Cosa è successo, dunque, per permettere di invertire il trend? «Le valutazioni delle telco – aggiunge Grindle – erano diventate troppo basse. Le spese in conto capitale hanno smesso di aumentare e, per alcuni operatori, con il completamento dell’installazione della fibra sono cominciate a scendere. Allo stesso tempo sono cresciute le aspettative sul consolidamento. Inoltre il mondo è diventato molto meno prevedibile, con dazi commerciali e geopolitica che influenzano altri settori molto più delle telco, che controllano direttamente la propria produzione e le proprie catene di approvvigionamento all’interno dei Paesi».
Insomma la lunga stagione degli investimenti infrastrutturali – quella delle maxi-spese in fibra e torri – volge al termine. Questo significa più cassa, meno debito e bilanci più leggeri. Poi c’è la mano del regolatore europeo, che pare oggi più disponibile a valutare fusioni e consolidamenti: una svolta che potrebbe cambiare le regole del gioco.
La corsa di Tim
Il titolo che nell’indice ha più “strappato” è quello di Telecom Italia: +64,4% da inizio anno alla chiusura di ieri, a 40,6 centesimi. Quando tra il 18 e il 21 marzo l’allora primo azionista Vivendi è sceso dal 24,75% al 18,37% delle ordinarie vendendo sul mercato, il titolo ordinario valeva 29 centesimi (al 21 marzo). Il 29 marzo Vivendi ha poi ceduto ai blocchi a Poste il 15% di Tim ordinarie, incassando 684 milioni a un prezzo di 29,75 centesimi. La sera di venerdì 28 marzo l’azione Tim sfiorava i 31,3 centesimi. Ben sotto il livello attuale.
«Il titolo – commenta Giorgio Tavolini di Intermonte – ha beneficiato dell’uscita di Vivendi, dell’ingresso di Poste come primo azionista e della riduzione della leva finanziaria grazie alla cessione della rete a Kkr e di Sparkle. Un buon contributo è arrivato anche da Tim Brasil». In questo quadro «restano attuali le prospettive di consolidamento domestico con Iliad o di accordi di Ran sharing per ridurre capex e ottimizzare le infrastrutture attive in vista del rollout del 5G standalone. Senza contare il canone di concessione, la cui visibilità circa i tempi di incasso è ancora limitata, ma potrebbe aprire la strada ad operazioni di semplificazione della struttura del capitale e potenzialmente al pagamento di dividendi arretrati sulle azioni di risparmio».
Il consolidamento (e non solo)
Se su Tim si è ridotto lo sconto sulla governance che storicamente aveva appesantito il titolo, in generale le attese di consolidamento pesano molto nel “risveglio” delle Tlc europee in Borsa. «E questo soprattutto laddove venissero approvati accordi sulla falsariga di quanto accaduto nel Regno Unito, con l’imposizione di rimedi comportamentali anziché strutturali, come la cessione di spettro o asset a nuovi entranti», aggiunge Tavolini.
Fonte: Il Sole 24 Ore