
Torino «la fabbrica d’Italia», Orsini sulla manovra: «Serve coraggio e guardare alla crescita»
E’ una assemblea con numeri importanti quella che si svolge a Torino dove 800 tra imprenditori e manager si sono riuniti nella sede storica dell’Unione Industriali. Un territorio, quello torinese, che più di altri vive sulla sua pelle la profondità del cambiamento che sta attraversando l’industria, tutta, e l’automotive in particolare. Ma che si racconta come «la fabbrica d’Italia che non si arrende» ripete il presidente dell’Ui di Torino Marco Gay. E si candida, come anticipa il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, «a diventare la prima città europea a sperimentare la guida autonoma».
Al centro dell’intervento del presidente Emanuele Orsini, tema ripreso nella relazione del presidente dell’Ui Marco Gay, c’è quello della manovra e dell’impasse dell’Europa. «Serve coraggio, perché il coraggio dello sviluppo e della crescita è fondamentale. Ma nella prima bozza del Def, per quello che si è visto finora, non l’abbiamo visto». Orsini torna sulla richiesta degli industriali, «un Piano industriale con visione a tre anni – ribadisce – chiediamo una misura poderosa». Altrimenti si alimenta l’incertezza e guardare invece a piano con «misure semplici e automatiche adatte alle Pmi, come il superammortamento, integrando i contratti di sviluppo riducendo i tempi di erogazione e infine guardando al Sud, continuando a quanto fatto sulla Zes».
Orsini ricorda i 5,6 mld di risorse in due anni sulla Zes a fronte di 28 mld di investimento e 35mila assunzioni, «questo è un debito buono e serve coraggio, nella prima parte del Def non abbiamo letto la parola crescita». I vecchi numeri dell’automotive non torneranno, ripete Orsini, «se Stellantis investe 13 mld negli Usa vuol dire che lì ha avuto prospettive, noi non riusciamo a darne su burocrazia, tempi, energia. Serve renderci competitivi». Un aspetto centrale per «la nostra Europa e la nostra Italia», ricorda Orsini, a fronte di una spinta commerciale della Cina verso il Vecchio Continente.
Il peso dell’auto
Il tema dell’auto non resta sullo sfondo. Con il vicepremier Matteo Salvini che insiste nel criticare l’Europa «del solo elettrico» e ricorda i 23 miliardi di euro destinati a progetti e cantieri a Torino e in Piemonte. E il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che ribadisce come «la crisi dell’auto è la crisi dell’Europa» e ricorda le tappe principali della trattativa in corso con Bruxelles. «Abbiamo chiesto all’Europa, insieme al Governo tedesco, di superare la data del 2035 fissata per la fine dei motori termici e aprire al principio della neutralità tecnologica. Stiamo costruendo la maggioranza necessaria a rivedere il Green Deal». Quanto a Stellantis, «la governance parla sempre più italiano» dice, «in Italia stiamo resistendo senza chiudere e licenziare».
Tra il 2019 e il 2024, ricorda Gay, la Cina ha prodotto 6 milioni di veicoli in più e l’Europa 3,8 milioni in meno, il Giappone 1,2 milioni in meno, gli Stati uniti 70mila in meno. «L’altro ieri la Camera di Commercio di Torino insieme alla nostra Anfia ha presentato i dati sulla filiera dell’automotive, che nel 2025 in Piemonte ha perso oltre 1 miliardo di euro e 1.500 posti di lavoro – ricorda Gay – e il 2026 temiamo vada nella stessa direzione».
Fonte: Il Sole 24 Ore