
Tra fantastico e non sense echi di Surrealismo nei libri per l’infanzia italiani
La notevole storia dell’illustrazione italiana tra Ottocento e Novecento è stata storicizzata dagli anni ’70, dall’opera di numerosi studiosi, tra cui Antonio Faeti e Paola Pallottino. Il mondo del fantastico è il tratto dominante, in una produzione ricchissima, che gli anni recenti hanno ulteriormente storicizzato. Non poche sono le tangenze tra il mondo della ricerca estetica moderna e i segni grafici di storie spesso scritte dai maggiori autori del tempo, come ben illustra la raccolta I tre talismani di Guido Gozzano, edita nel 1914 dalla casa editrice La Scolastica di Ostiglia, primo marchio di Arnoldo Mondadori, adorna di magnifiche tavole di Antonio Rubino. Mario Sironi creò forme perfette per il dimenticato Storia di un micio bigio, di una gallina nera e di una marmottina prigioniera, opera di Pina Gonzales (1923). Acutamente Elena Croce riassunse un nesso estetico importante del ‘900 nel suo libro di memorie L’infanzia dorata (1966), narrando di come le nurseries della sua infanzia dessero ospitalità alle icone più inquiete dell’Art Nouveau, che non avrebbero mai trovato ospitalità nell’austera dimora borghese del padre.
L’infanzia, in arte e in teatro
L’infanzia, in arte e in teatro è d’altra una continua ispirazione: non è un caso che il grande Vsevolod Mejerhol’d avesse riaperto il Teatro d’Arte di Mosca, dopo il fuoco della rivoluzione, con il dramma Alinur, adattamento de Il figlio delle stelle di Oscar Wilde, in cui recitavano ragazzi di strada, orfani del conflitto. Insomma, come ha riassunto magnificamente Elsa Morante, in arte il mondo è sempre “salvato dai ragazzini”, come vuole il titolo del suo poema rivoluzionario del 1968. Non stupisce quindi che anche il mondo del fantastico in arte abbia incrociato anche la dimensione delle fiabe d’autore, poco storicizzate nel canone della letteratura italiana.
Il Museo MUSLI a Torino
Il Museo MUSLI a Torino, dedicato alla storia della scuola e al libro per l’infanzia, animato da Pompeo Vagliani, collezionista accanito e studioso di lungo corso della materia, propone a Palazzo Tancredi di Barolo l’interessante mostra, a cura dello stesso, Echi del Surrealismo nei libri per l’infanzia italiani, in corso fino al 29 giugno prossimo (senza catalogo), in parallelo con un prossimo convegno sullo stesso argomento. L’indagine tra “parole, immagini e pagine in movimento” porta in primo piano una serie di opere ispirate in Italia dal modello di Lewis Carroll, a partire da La scacchiera davanti allo specchio, incantevole variante di Massimo Bontempelli, uscita nel 1922, con perfette rappresentazioni di Sergio Tofano. Proprio il nonsense seduce specialmente la generazione che opera nel dopoguerra, che vuole uscire dalle maglie della retorica del Ventennio. Nel 1946 usciva a Vicenza, all’insegna del Pellicano (uno dei marchi utilizzati in gioventù da Neri Pozza) Il libro delle follie, ossia la classica traduzione dei Nonsense di Edward Lear firmava. Tra le opere esposte a Torino, spesso di grande fascino, molte sono legate all’entusiasmo della liberazione: Alice nel paese delle meraviglie e La caccia allo Snarco, nella versione di Ketty Castellucci e Attraverso lo specchio, nella versione della dechirichiana Felicita Frai, che mette in gioco nelle sue illustrazioni rimandi anche all’altro suo maestro Alberto Savinio. Il fantastico giocava una ultima straordinaria stagione di immagini nelle favole italiane moderne, spesso dimenticate, i libri diventavano oggetto, gioco, con realizzazioni cartotecniche ardite. La mostra affianca non per caso L’allegro zio Bertoldo di Mario Sturani (1949), un gioco di carte da comporre in gruppo, con il sofisticato Un petit peu plus de quatre mille poèmes en prose di Fabrizio Clerici e Georges Perec (1996), macchina che sovrappone immagini e testi con modalità componibile, tra l’Oracolo manuale di Baltasar Gracián e gli effetti di superficie dell’Oulipo. Spesso le storie sono gioielli letterari, talvolta le figure prendono il sopravvento sulle produzioni narrative. Spiccano nella prima parte Il principe infelice di Tommaso Landolfi, con tavole di Sabino Profeta, mentre a Orsola Nemi, oggi poco frequentata, toccano magnifiche immagini di Giorgio De Chirico (Nel paese della gattafata, 1945, il libro è stato da poco riedito da Bompiani) e di Luigi Veronesi (Lena e il bombo, 1944). Due classici, Le macchine di Bruno Munari (1942) e La famosa invasione degli orsi in Sicilia (1945) dichiarano un territorio di invenzione che nel Novecento italiano è stato assai ricco, e che ancora rivela non poche sorprese.
Fonte: Il Sole 24 Ore