Tra gli anfratti di Ponza inseguendo miti e leggende

Tra gli anfratti di Ponza inseguendo miti e leggende

Si porta dietro un corredo di leggende, come quella generata da Omero, che qui volle insediare la maga Circe dell’Odissea. Ma questa è, appunto, solo una leggenda, tramandata da una generazione all’altra per avvolgere l’isola in un’aurea mitologica. Poi c’è una storia millenaria, quella vera. Storia di un’isola che fu avamposto dei Romani nel mar Tirreno. E di opere idrauliche ingegnose, come la rete di venti cisterne per la raccolta dell’acqua piovana che serviva non solo gli agricoltori ma anche le navi che dovevano approvvigionarsi. Ponza è come un caleidoscopio: mostra tante mutevoli forme. Non è solo mare cristallino, calette incuneate tra le rocce, piccoli insediamenti urbani da cartolina, con le tipiche case colorate – in un trionfo di gradazioni di azzurro, giallo e rosso – affacciate su vicoletti e bianche scalinate. Non è solo porti borbonici e vegetazione rigogliosa. E’ anche un grande salto indietro nel tempo, fino all’antichità.

Un arcipelago dalle tante bellezze

L’isola, al largo del golfo di Gaeta, è la maggiore dell’arcipelago Pontino, che comprende anche Palmarola, Gavi, Ventotene, Santo Stefano, Zannone. Un gruppo di isole, in larga parte disabitate, che sorprende con molte bellezze. A volte aspre, con alte scogliere, a volte dolci, tra declivi e vigneti. Sempre caratterizzate da una autentica atmosfera mediterranea. Ponza è la base ideale per visitarle, preferibilmente in giugno o in settembre, quando non è ancora sovraccaricata dai tanti turisti che in luglio e in agosto sbarcano dai traghetti provenienti da Formia, Anzio, Terracina, Napoli, San Felice Circeo. Per esempio, avvalendosi del servizio di navigazione offerto dalla Cooperativa Barcaioli Ponzesi o anche da Ponzesi per Scelta che propone traversate fino a Palmarola o Ventotene oltre a escursioni in mare lungo la costa per raggiungere piccole baie.

Dal mare ai tesori archeologici

Ponza in inverno conta circa tremila abitanti (l’altra isola abitata è Ventotene) che si sentono ponzesi prima ancora che legati alla regione di appartenenza, il Lazio. Isolani orgogliosi di una ricca tradizione enogastronomica, dei propri tesori archeologici, di una costa frastagliata che è povera di spiagge accessibili a piedi – con l’eccezione di Giancos, Cala Feola e Frontone – ma che regala panorami mozzafiato e angoli paradisiaci, poco frequentati anche in piena estate perché raggiungibili solo via mare. Gli alberghi sono pochi. Tra questi il Grand Hotel Santa Domitilla, a pochi passi dal centro del paese principale (Ponza) e dal suo porto, e il Grand Hotel Chiaia di Luna, affacciato su una scogliera che incornicia con le sue rocce bianche l’omonima baia. In compenso l’isola garantisce una ricca offerta di case vacanza. Per visitare le due cisterne romane accessibili, quella della Dragonara e quella del Corridoio (entrambe in ottimo stato di conservazione) dovrete rivolgervi all’ufficio turistico della Pro Loco, che organizza visite guidate. E se volete completare il tour archeologico dirigetevi verso le località di Sant’Antonio e Santa Maria dove sono state scoperte ville imperiali di grande valore culturale e storico e dove è possibile ammirare pavimenti e mosaici decorati. Per poi spingervi sino alle Necropoli di Guarini e di Bagno Vecchio, con varie tombe ipogee.

Ricche tradizioni enogastronomiche

Puntellata di splendide ville immerse nel verde, Ponza dispone di molti ristoranti e trattorie che propongono ottimi piatti tipici locali. Da A Casa di Assunta, ricavato da una dimora storica e gestito solo da donne, al Rifugio dei Naviganti, dal Chiaia di Luna a Il Tramonto, potrete gustare non solo pesce ma anche il coniglio alla ponzese, un simbolo dell’isola, semplice e appetitoso tra cipolla, olio, alloro, vino e pomodori. Oppure la zeppola, dolce a base di farina, latte, liquore di anice. Ponza ha anche una storia legata al vino (e iniziata sotto la dominazione borbonica), con la produzione di Fieno Itg (bianco, rosato e rosso) e di Biancolella. Chi volesse approfondirla per conoscerne i segreti può sempre rivolgersi alle Antiche Cantine Migliaccio, che perpetuano la tradizione.

Fonte: Il Sole 24 Ore