
Tra i trulli e le atmosfere della Valle d’Itria
Chilometri di muretti a secco che tracciano lineari geometrie che racchiudono vigneti e frutteti. Mandrie che pascolano sotto il caldo sole estivo. E poi silenzio unito al frinire delle cicale. Lungo la strada che conduce ad Alberobello e alla Valle d’Itria il pensiero va al passato, ricco di testimonianze di villaggi preistorici, che nella valle si sono insediati per la favorevole posizione geografica nel Mediterraneo e la fertilità del suolo. Questo è un luogo di confine, di transito, dove spirano brezze marine e di terra. Un luogo magico che negli anni ha saputo attrarre artisti, scrittori e adepti di pratiche filosofiche e religiose di matrice orientale che proprio qui hanno scelto di vivere.
Alberobello e la cultura della pietra
Candidarsi a Capitale della cultura 2027 ha significato per Alberobello (città Patrimonio Unesco dal 1996) ripensare al proprio futuro in campo turistico, cercando di far convivere il più possibile in armonia il passato legato all’architettura dei trulli e ad una cultura contadina ad un presente che mantiene le tradizioni ma è proiettato verso potenzialità future. Per questo il progetto a sostegno della candidatura è stato denominato “Terramadre”. La pietra è infatti l’incontrastato elemento madre del territorio: è quella che l’ha reso iconico e ne ha plasmato la sua identità. La pietra dei muretti a secco, Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco dal 2018, conduce in un percorso emozionale attraverso il territorio, penetra dal mare, scende nelle grotte, abbraccia le masserie e chiude la sua corsa sul pinnacolo del trullo Sovrano. La tesi più diffusa sulle origini storiche di Alberobello è basata sull’esistenza di una Silva Arboris Belli, la selva che si estendeva sulle colline dove ora sorge la città, già popolata nel XV secolo quando era feudatario il conte Andrea Matteo d’Acquaviva d’Aragona, che concesse ai contadini di edificare dimore in pietra a secco. La parte monumentale “a trulli” sorge su due colli separati da un canale carsico, ora arteria urbana. Attualmente molti trulli sono ancora abitati, altri sono destinati al soggiorno dei turisti ed altri ancora sono stati trasformati in botteghe artigianali. Una passeggiata tra i vicoli di Alberobello permette di visitare il Museo del Territorio e Casa Pezzolla (esempio tangibile di una cultura architettonica in evoluzione), il trullo Sovrano (un’abitazione che si articola su due livelli), l’Aia Piccola (quartiere a sud-est di Alberobello) e la chiesa a trullo.
Locorotondo e i suoi balconi fioriti
Le contrade “a trulli” della Valle d’Itria, specialmente nelle campagne di Martina Franca, di Locorotondo, di Cisternino e della vicina Ostuni, continuano ad essere luoghi popolati in maniera stanziale dagli anziani contadini e dai discendenti eredi, che ormai svolgono altre attività. Tanti le scelgono come luoghi residenziali, trasferendosi dalle vicine città per vivere nella campagna pugliese. E a popolare questi luoghi ci pensano visitatori provenienti da tutto il mondo che si incrociano nelle bianche stradine in una babele di lingue diverse. Arrivando a Locorotondo (a 9 km da Alberobello e raggiungibile in un’ora da Bari, 50 minuti da Brindisi e mezz’ora da Polignano) si rimane subito colpiti dalla tonda planimetria del suo borgo, che domina dall’alto il resto del paese e tutta la valle d’Itria. Tra le pittoresche viuzze, cinte dai bianchi mure delle case, si notano le cummerse, antichi insediamenti abitativi a pianta rettangolare con un tetto spiovente fatto di chiancarelle, pietre calcaree locali. Alcune sono state trasformate in albergo diffuso e sono aperte all’ospitalità. Due sono le principali porte d’accesso al centro storico: Porta Vecchia e, dalla parte opposta, Porta Nuova. Monumenti di rilevante interesse sono il palazzo della biblioteca comunale, Palazzo Morelli e le chiese del centro storico, tra cui quella di San Giorgio Martire. Da Largo Bellavista e via Nardelli, considerato come il lungomare di Locorotondo, così come dalla villa comunale, si può rivolgere lo sguardo sulla Valle d’Itria e ammirare il suo fascino rurale. Ciò che colpisce è l’estrema cura che gli abitanti hanno per la città: ovunque nel centro storico ci sono balconi e terrazzi fioriti e a fine agosto viene eletto il vincitore del balcone fiorito più bello. Durante l’estate, il centro storico si anima con eventi culturali e concerti all’aperto. Il più atteso è il Locus Festival, avviato nel 2001 e diventato un palcoscenico ambito da artisti italiani e internazionali.
Cisternino e l’atmosfera da villaggio orientale
Con il cuore medievale, Cisternino (a 10 km circa da Locorotondo) rievoca un villaggio orientale, con case imbiancate a calce, vicoli, archi, scalinate, piazzette e ballatoi fioriti. All’ingresso del centro storico, tra i più belli d’Italia e bandiera arancione, svetta la torre quadrangolare normanno-sveva, mentre piazza Vittorio Emanuele è il punto di ritrovo per l’aperitivo. A cena è bene fermarsi in uno dei tanti fornelli annessi alle macellerie per gustarsi le mitiche bombette allo spiedo.
Il trekking in valle, dai colli ai boschi dei briganti
La valle si presta ad esperienze “open air”, camminando accompagnati da guide ambientali escursionistiche esperte come quelle dell’Associazione culturale PugliaTrekking Escursionismo che portano alla scoperta del territorio. Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra un trekking sui colli di Cisternino, che da anni sono scelti per la meditazione e vacanze rilassanti immersi nel silenzio e nella natura, passeggiando tra magnifiche alture, panorami e boschi, all’itinerario lungo le vie dell’acqua, percorrendo una delle condotte storiche dell’Acquedotto Pugliese, nel cuore della Valle d’Itria tra Cisternino, Martina Franca e Ostuni. Il tour si addentra in un paesaggio incantato, sospeso nel tempo tra vigneti, oliveti, pietre di antichi trulli e muretti a secco, testimonianza di un rapporto secolare e costante tra uomo, natura e acqua. Si possono anche esplorare antiche contrade, scoprendo ad esempio la parte più antica e nascosta di Cocolicchio, dove sorgono antichi villaggi, chiese e trulli abbandonati, incorniciati da una natura incontaminata e avvolgente tra stradine di campagna e vigneti tradizionali, oppure seguire il trekking del brigante, nel fitto bosco delle Pianelle (a Martina Franca), che conduce lontano dai sentieri più tipici, tra le rocce e gli antichi alvei delle lame, dove trovavano rifugio briganti, rivoluzionari e raminghi senza terra. Il trekking nel Bosco Selva Alberobello conduce invece nel cuore della terra dei trulli, in un antico querceto che un tempo dava rifugio ai contadini alberobellesi. Infine, tra Alberobello e Fasano, meritano una visita i Giardini Pistola, uno splendido giardino a sei terrazze, vincitore del Landscape Society Award, ispirato all’antica tradizione dei giardini botanici dell’Europa meridionale.
Fonte: Il Sole 24 Ore