tra vendite in calo e futuro robotico, le previsioni degli analisti
«Il range non è una distorsione – commenta Gabriel Debach, analista di eToro – ma il riflesso della vera natura di Tesla: non è solo un titolo, ma una visione sul futuro. Un altro elemento chiave è rappresentato dalle metodologie di valutazione adottate. Il titolo può essere analizzato come un produttore automobilistico tradizionale oppure come una tech company ad alta crescita, che giustifica multipli molto elevati. Alcuni analisti applicano modelli discounted cash flow, con ipotesi ottimistiche sui flussi di cassa futuri. Altri adottano approcci sum-of-the-parts, suddividendo il business tra automotive, energia e AI. Questo porta a risultati molto diversi, anche partendo dagli stessi dati di base».
«Poi, naturalmente, c’è la politica. Gli eccessi di Musk hanno esposto il brand a un’ondata di ostilità negli Stati Uniti e in Europa: dimostrazioni davanti agli showroom (ieri a New York e Washington) e stazioni di ricarica attaccati, auto vandalizzate o date alle fiamme. Il presidente Donald Trump ha difeso il suo super consigliere, ha parlato di terrorismo e minacciato pene durissime. Ma Ross Gerber, investitore influencer e azionista del produttore di auto elettriche, ha chiesto a Musk di farsi da parte: «È tempo che qualcuno diriga Tesla. L’azienda è stata trascurata per troppo tempo».
Cosa vuole il mercato da Tesla
«Il forte divario dei target price delle diverse banche d’affari – è l’analisi di Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia – è legato alla difficoltà di riuscire a prevedere alcuni elementi esogeni rispetto ai fondamentali. In primis, la diffusione del movimento di protesta “Tesla Takedown”, nato per il ruolo di Musk nel Dipartimento per l’Efficienza Governativa, il Doge, e per il suo endorsement ad AfD in Germania, che ha alienato una parte della clientela del gruppo».
Poi ci sono le incognite delle guerre commerciali con i rischi di recessione per gli Stati Uniti. «La nostra view su Tesla è particolarmente cauta, soprattutto nel medio-breve termine, poiché il management, oltre ai problemi esterni, ha anche delle difficoltà industriali da superare. I vertici del gruppo devono tornare a risollevare le consegne soprattutto in Europa e in Cina, fare chiarezza sulle tempistiche nello sviluppo dei software di guida autonoma e fronteggiare con maggiore successo la concorrenza dei player cinesi. In particolare – conclude Diodovich – BYD».
Obiettivo 2 trilioni: possibile?
Quella BYD che fa numeri da capogiro, ha sorpassato Tesla in fatto di ricavi nel 2024 (107 miliardi contro 97,7) ed ha appena presentato una ricarica due volte più potente. Musk, in fondo, rilanciando su Optimus ha cercato di sviare l’attenzione. Non mancano, però, gli analisti che ripetono i suoi mantra: guida autonoma, robotica, nuova rivoluzione tech. «Tesla è un titolo azionario che suscita un dibattito emotivo tra tori e orsi – sostiene Dan Ives, direttore generale e responsabile della ricerca tecnologica di Wedbush – e che ha avuto molti detrattori nell’ultimo decennio. Noi non abbiamo mai considerato Tesla come un’azienda automobilistica, ma piuttosto come uno dei migliori esempi di azienda tecnologica disruptive al mondo».
Fonte: Il Sole 24 Ore