Transizione 5.0, Assolombarda: «Lo stop ai fondi è un deludente segnale di incoerenza»
Lo stop a Transizione 5.0 è arrivato come una doccia fredda per le imprese. E ora porta al duro commento di Assolombarda. Il piano che doveva accompagnare le aziende nella trasformazione digitale ed energetica è ufficialmente esaurito: i 2,5 miliardi di euro disponibili sono finiti. Chi tenterà ora di prenotare il credito d’imposta sul portale del Gse troverà solo un messaggio di “lista d’attesa”.
Per il presidente di Assolombarda, Alvise Biffi, «la comunicazione improvvisa, da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, relativamente all’esaurimento delle risorse legate a Transizione 5.0, rappresenta un deludente segnale di incoerenza rispetto alla volontà dichiarata di sostenere lo sforzo delle imprese». Parole che sintetizzano il malessere diffuso tra gli imprenditori lombardi, colti di sorpresa da uno stop inatteso che rischia di congelare investimenti già pianificati.
Il piano, gestito dal Mimit con i fondi del Pnrr, aveva una dotazione complessiva di 6,3 miliardi di euro destinati agli investimenti 2024-2025. ma, soprattutto nella fase iniziale, il tiraggio è stato inferiore alle attese e il governo ha dunque deciso di rivedere l’impegno per destinare i residui ad altri interventi. Nei mesi scorsi è stato quindi concordato di bloccare l’accesso agli incentivi a quota 2,5 miliardi di euro, dirottando i restanti 3,8 miliardi verso diverse misure. I 2,5 miliardi di plafond operativo sono così stati raggiunti in questi giorni. In attesa di eventuali rinunce c’è solo la lista d’attesa quindi.
Biffi parla di «una scelta preoccupante, anche alla luce della difficile congiuntura economica». E nei fatti per il presidente di Assolombarda è «un Ulteriore fattore di incertezza che penalizza le aziende che, con responsabilità e agendo nella cornice delle regole definite dal Ministero, contavano di utilizzare l’ultimo periodo stabilito dalla misura», dopo mesi di aggiustamenti normativi e chiarimenti tecnici. L’impressione, tra le aziende, è che la misura sia stata interrotta proprio mentre cominciava a ingranare, grazie alle semplificazioni introdotte negli ultimi mesi.
Molte, infatti, avevano avviato i progetti ma rinviato la prenotazione dei crediti in attesa della documentazione definitiva sul risparmio energetico. Ora rischiano di restare escluse. I tecnici del Ministero sono al lavoro per una “salvaguardia”, ma i margini appaiono stretti: il tetto dei 2,5 miliardi è stato concordato con Bruxelles, che ha chiesto di dirottare i restanti fondi verso altre misure del Pnrr.
Fonte: Il Sole 24 Ore