Trump: «Intel ha detto sì». Il governo Usa entra nel capitale con il 10%

Trump: «Intel ha detto sì». Il governo Usa entra nel capitale con il 10%

Intel è il primo gigante tech Americano a vedere l’ingresso diretto del governo nel proprio capitale. Donald Trump ha annunciato nella serata di venerdì che la trattativa con la società è andata in porto («Intel said yes to 10% stake», ha dichiarato il presidente) il governo degli Stati Uniti acquisirà una quota del 10% del gruppo californiano, trasformando circa 10 miliardi di dollari del Chips and Science Act (eredità dell’Amministrazione Biden) in capitale azionario. Una scelta che segna un cambio di passo rispetto al passato: «Non regaliamo più miliardi a fondo perduto – ha spiegato la Casa Bianca – ma li convertiamo in azioni, così i contribuenti hanno un ritorno».

Non è la prima volta in assoluto che Washington entra nel capitale di un colosso privato: durante la crisi del 2008-2009 il Tesoro salvò banche come Citigroup e case automobilistiche come GM, diventandone azionista temporaneo. Ma questa volta lo scenario è diverso: si tratta soprattutto di una mossa di geopolitica industriale, con la tecnologia in prima linea nella sfida geopolitica, soprattutto con la Cina.

Il mercato ha reagito subito: il titolo Intel ha guadagnato fin oltre il 7% portando a +20% il bilancio dell’ultimo mese. L’operazione arriva a pochi giorni dall’ingresso di SoftBank, che ha investito 2 miliardi di dollari per circa il 2% del capitale. Masayoshi Son ha parlato di investimento strategico, legato alla centralità dei chip nell’intelligenza artificiale. Per Intel, che nel 2024 ha perso 18,8 miliardi di dollari – il primo rosso dal 1986 – e ha chiuso il secondo trimestre di quest’anno con altri 2,9 miliardi di perdite, si tratta di una doppia boccata d’ossigeno.

Il ceo Lip-Bu Tan, chiamato a guidare l’azienda a marzo dopo l’uscita di Pat Gelsinger, ha varato un piano di ristrutturazione drastico: riduzione dell’organico a 75mila unità, stop ai progetti di nuove fabbriche in Germania e Polonia, razionalizzazione delle linee produttive. Il cantiere più delicato resta la megafabbrica in Ohio, simbolo del rilancio industriale americano ma ancora in ritardo. Con l’ingresso dello Stato nell’azionariato, il paradigma cambia. I sussidi a fondo perduto dell’era Biden lasciano spazio a quote di capitale, senza diritti di voto ma con un evidente significato politico. E la Casa Bianca non si fermerà qui: intese analoghe sono allo studio per i minerali critici e l’intelligenza artificiale. Lo scorso luglio il Pentagono è diventato il primo azionista di MP Materials, l’unico produttore Usa di terre rare.

Fonte: Il Sole 24 Ore