Trump: «Teheran scenda a patti prima che non resti nulla»

Trump: «Teheran scenda a patti prima che non resti nulla»

Successivamente Trump ha detto al Wall Street Journal: «Sapevamo quello che stava accadendo». Trump avrebbe ricevuto una telefonata da Netanyahu lunedì, quando il leader israeliano ha firmato il via libera all’operazione.

Rubio ha aggiunto che la «priorità assoluta» per l’amministrazione è adesso «proteggere le forze americane nella regione» e che a questo fine misure adeguate sono già state prese. E ha avvertito Teheran: «Voglio esser chiaro: l’Iran non deve prendere di mira interessi o personale statunitense». Davanti al crescendo di tensioni, l’amministrazione aveva già ritirato dall’Iraq il personale diplomatico e autorizzato l’evacuazione volontaria dei familiari di truppe in Medio Oriente.

Il più ampio ruolo di Washington rimane oggetto di dibattito. Analisti indicano che senza un supporto statunitense, logistico e di arsenali, un protratto attacco israeliano potrebbe mancare gli ambiziosi obiettivi dichiarati da Netanyahu. E Trump ieri, oltre a parlare nuovamente al telefono con il leader israeliano, ha celebrato i «grandi armamenti americani» usati da Israele in una operazione che ha definito di «grande successo».

Allo stesso tempo aveva fino all’ultimo continuato a mantenere aperto un tavolo negoziale con l’Iran: per domenica era in programma il sesto incontro in Oman, con l’inviato speciale Steve Witkoff e il ministro degli Esteri di Teheran proprio sul nodo del nucleare iraniano. Anche se quel filo delle trattative, hanno sottolineato osservatori quali l’ex inviato Usa nella regione Dennis Ross, ha di fatto contribuito all’elemento di sorpresa nell’ultima mossa di Israele, con i più che non si aspettavano bombardamenti prima dei meeting.

Trump stesso ancora giovedì era parso almeno pubblicamente non considerare un attacco imminente, pur ammettendo che poteva «sicuramente avvenire».Il presidente aveva scritto sui social media: «La mia intera amministrazione ha la missione di negoziare con l’Iran. Potrebbe diventare un gran Paese, ma prima deve rinunciare completamente a speranze di ottenere un ordigno nucleare».

Fonte: Il Sole 24 Ore