Tumore al seno: due milioni di donne in più potranno accedere gratis agli screening

Tumore al seno: due milioni di donne in più potranno accedere gratis agli screening

La prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al seno diventeranno accessibili per circa due milioni di donne in più grazie all’ampliamento delle fasce d’età dello screening mammografico gratuito. La manovra, in attesa del vaglio del Senato, prevede l’offerta dell’esame a una nuova platea di destinatarie dai 45 ai 49 anni e dai 70 ai 74 anni, come previsto dalle linee guida europee in materia. Attualmente, in Italia il programma di screening mammografico è rivolto alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, anche se alcune Regioni virtuose hanno già da tempo provveduto a estendere questa opportunità a una fetta più ampia della popolazione femminile. Il programma di prevenzione potrà diventare, dunque, più equo e più efficace nell’individuare le neoplasie della mammella, al primo posto tra i tumori femminili per incidenza e mortalità.

Il giudizio positivo delle associazioni

L’iniziativa ha suscitato il plauso delle associazioni che si occupano della salute delle donne. Come Europa Donna Italia che, nata nel 1994 a Milano da un’idea di Umberto Veronesi e per iniziativa della European School of Oncology, si batte per i diritti e le esigenze delle donne con tumore al seno, proponendosi come il principale movimento di opinione sul tema. Europa Donna Italia, che coordina una rete di 185 associazioni su tutto il territorio nazionale, ha partecipato il 28 ottobre a un incontro a Roma con le istituzioni parlamentari durante il quale ha presentato il Policy Brief “Benefici e impatto dell’allargamento dell’età dello screening mammografico”. “Abbiamo realizzato questo secondo Quaderno di Policy Brief – dichiara Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia – con l’obiettivo di proporre interventi nazionali, regionali e strategie comunicative capaci di migliorare l’adesione ai programmi di screening mammografico organizzato. La prima richiesta che formuliamo nel documento è proprio l’estensione della fascia di età, dai 45 ai 74 anni, in tutte le Regioni. Per coinvolgere la società civile su questo tema, abbiamo lanciato la campagna social ‘La fortuna costa, la sfortuna di più’, che a oggi ha raccolto oltre 2.500 adesioni per chiedere che i due milioni di donne, oggi escluse per età dal programma di screening mammografico, possano finalmente accedervi”.

Un programma che consente di salvare più vite

Individuare la malattia allo stadio iniziale è fondamentale. “Se il tumore viene intercettato agli esordi – ha evidenziato Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio Nazionale Screening – tutto cambia: si può curare con terapie meno invasive e più efficaci, interventi chirurgici più conservativi e la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi in Italia supera ormai il 90%. Per questo lo screening rappresenta una misura salvavita e l’estensione della sua fascia di età cruciale”. Il rapporto “Estensione del Programma di Screening Mammografico in Italia: Analisi Costo-Beneficio e Impatto della Diagnosi Precoce nelle Fasce d’Età 45-74 Anni”, presentato da Altems Advisory, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e commissionato da Europa Donna Italia per analizzare il rapporto tra costi e benefici dell’estensione delle fasce d’età su tutto il territorio italiano, contiene una stima del numero di casi di tumore al seno che potrebbero essere diagnosticati precocemente, pari a circa 17.527, con una distribuzione equa tra quelli in stadio precoce e quelli in stadio localmente avanzato/metastatico. Questo significa che un numero significativo di donne potrebbe beneficiare di un trattamento meno invasivo e più efficace con una minore necessità di cure complesse e una migliore prognosi complessiva della malattia.

Il rapporto costi-benefici

L’investimento economico necessario per estendere lo screening a livello nazionale – si legge nel rapporto – è stato stimato in circa 64,6 milioni di euro, considerando esclusivamente i costi della mammografia e degli esami diagnostici correlati. Il risparmio complessivo derivante dalla diagnosi precoce e dalla riduzione dei casi avanzati è stato calcolato in circa 35 milioni di euro per il Servizio Sanitario Nazionale, a cui si aggiunge un risparmio di oltre 71 milioni per le Regioni che attualmente finanziano il programma con risorse proprie, specifica il rapporto Altems Advisory.

Fonte: Il Sole 24 Ore