Tumore della vescica: un cerotto medicato interno cambia il futuro delle cure

Tumore della vescica: un cerotto medicato interno cambia il futuro delle cure

Un innovativo sistema che funziona come un “cerotto medicato interno”, posizionato nella vescica, rilascia lentamente e in modo continuo il farmaco chemioterapico gemcitabina direttamente sulla zona colpita da tumore. I risultati sono definiti “senza precedenti” dallo studio multicentrico internazionale SunRISe-1, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, che vede protagonista l’Istituto nazionale tumori Regina Elena (IRE). “Il nuovo dispositivo TAR-200 – spiega IRE – ha ottenuto un tasso di risposta completa mai visto prima, pari all’82% nei pazienti con carcinoma uroteliale ad alto rischio, non muscolo invasivo, non più responsivi all’immunoterapico BCG. Le risposte sono state rapide e durature e il trattamento è risultato ben tollerato”. Un dato particolarmente importante è che la maggior parte dei pazienti ha potuto evitare o rimandare la cistectomia, l’intervento chirurgico più invasivo che comporta la rimozione della vescica.

Come funziona il dispositivo TAR-2000

Per capire la novità del dispositivo, basti pensare alle terapie tradizionali: il farmaco viene introdotto e resta nella vescica solo per breve tempo, come svuotare un secchio d’acqua tutto in una volta. TAR-200, invece, lavora come un “innaffiatoio a goccia”, distribuisce la gemcitabina in modo costante e mirato, mantenendo la terapia attiva per settimane. “Questi risultati rappresentano un passo avanti decisivo verso terapie innovative, meno invasive e più tollerabili per i nostri pazienti – sottolinea Giuseppe Simone, direttore della UOC di Urologia IRE –. L’esperienza maturata all’interno dello studio SunRISe-1 conferma la posizione di leadership dell’Istituto nell’ambito dell’urologia oncologica”.

In Italia 29.700 nuovi casi all’anno di tumore della vescica

Il tumore della vescica è il secondo più comune in urologia dopo quello della prostata ed è quattro volte più frequente negli uomini rispetto alle donne. In Italia si registrano ogni anno circa 29.700 nuovi casi e ad essere colpiti sono soprattutto le persone tra i 60 e i 70 anni.

Il tumore della vescica non muscolo invasivo ad alto rischio può recidivare nonostante le cure standard con asportazione e l’utilizzo dell’immunoterapico BCG. In questi casi l’opzione standard è la cistectomia radicale, un intervento invasivo e non scevro da rischi e complicanze. Lo studio SunRISe-1 mostra che il nuovo dispositivo TAR-200 può offrire un’alternativa efficace, permettendo nella maggior parte dei casi di evitare la rimozione della vescica.

Fonte: Il Sole 24 Ore