
Turismo, il rischio di default resta elevato
Dall’analisi dei bilanci delle imprese italiane attive nel settore turistico (che comprende hospitality, ristorazione e agenzie di viaggi), emergono alcuni parametri in miglioramento che riflettono il buon andamento degli ultimi due anni, come l’aumento dei finanziamenti erogati nel primo trimestre dell’anno, che ha segnato una crescita del 20%, ben superiore al dato medio dei settori produttivi (+8,6%).
Tasso di default al 4%
A dirlo è l’Osservatorio periodico sulle imprese elaborato dall’agenzia Crif, che tuttavia mette in evidenza anche il permanere di una fragilità strutturale che continua a caratterizzare il settore, come dimostra l’ulteriore crescita del tasso di default anche nell’ultimo scorcio dello scorso anno (+0,3% nel quarto trimestre), che si è portato a fine 2024 al 4%, ben sopra la media nazionale del 2,7-2,8%.
«Il 2024 ha visto il proseguimento del percorso di crescita dei flussi turistici dopo il tracollo dovuto agli effetti negativi della pandemia, determinando un pieno ritorno alla normalità per il comparto – spiega Luca D’Amico, ceo di Crif Ratings -. Tuttavia, il turismo rimane uno dei settori a maggior rischio perché, nonostante i segnali di dinamicità, le imprese devono affrontare un contesto di forte incertezza a livello globale». Senza contare i risultati deludenti registrati, almeno fino a ora, della stagione estiva.
Le previsioni per il 2025
Per questo, le previsioni di Crif per la fine del 2025 sono di un’ulteriore crescita dei tassi di default del settore, di circa 0,5 punti percentuali rispetto al 2024, «sebbene con un’intensità meno marcata rispetto a quanto ci si attende a livello nazionale», aggiunge D’Amico.
È interessante notare che l’aumento del credito erogato (in termini di importi) riflette non solo le migliori condizioni di accesso ai finanziamenti, grazie alla riduzione dei tassi di interesse, ma anche l’esigenza di liquidità da parte di imprese che, sull’onda del periodo positivo, hanno deciso di avviare investimenti per lo sviluppo. Investimenti necessari per rinnovare un’offerta spesso ancora inadeguata agli standard elevati di una domanda sempre più internazionale e di un mercato sempre più competitivo. «La riqualificazione dell’offerta è un tema fondamentale – osserva D’Amico – in termini di strutture, ma anche di servizi e di personale competente, non facile da reperire e formare».
Fonte: Il Sole 24 Ore