Turismo in Sicilia: costa sotto pressione, aree interne in affanno
In Sicilia il turismo cresce, ma in modo profondamente diseguale. Tra il 2015 e il 2024 gli arrivi sono aumentati di oltre il 28% e le presenze di quasi il 20%, superando nel 2024 i 7 milioni di arrivi e i 22 milioni di pernottamenti. A trainare sono soprattutto gli stranieri (+21,8%), cresciuti più delle presenze italiane. Ma dietro questi numeri si nasconde una geografia dello sviluppo fortemente sbilanciata: pochi territori concentrano la gran parte dei flussi, mentre vaste aree interne continuano a spopolarsi e perdere attività economiche. La Sicilia attrae molto, ma non trasforma questa opportunità in uno sviluppo equilibrato.
Le analisi del Cst Firenze (“Lo sviluppo del turismo tra sovraffollamento e desertificazione commerciale”) e dell’Otie (sul comparto extralberghiero), che saranno presentate oggi sabato 15 novembre alla Borsa del turismo extralberghiero di Palermo, fotografano con precisione questo squilibrio.
Capoluoghi e costa: più turisti, meno residenti
Secondo lo studio Cst nel campione dei 127 comuni che rappresentano quasi tutta l’offerta regionale, si concentra il 78,8% degli esercizi ricettivi, l’87,3% dei posti letto, il 91,9% degli arrivi e il 93,5% delle presenze. La densità turistica supera i 2.000 pernottamenti/km², tre volte la media regionale. Nonostante ciò, i capoluoghi perdono il 5,4% dei residenti e le coste il 2,9%; il commercio al dettaglio arretra vistosamente (–15,5% nelle città, –8,4% sulla costa), mentre cresce la ristorazione. Città e borghi costieri stanno diventando economie di servizi legate ai flussi turistici più che alla vita quotidiana.
L’extralberghiero domina
Secondo Otie, nel 2024 la Sicilia registra 46.925 strutture extralberghiere (298 mila posti letto), il 70,4% dell’offerta totale: nessuna grande isola mediterranea ha numeri simili. Nessuna grande isola turistica del Mediterraneo regge il confronto: Creta ne conta 34.232, la Sardegna 38.469, Maiorca appena 17.997. Solo nell’ultimo anno la crescita è stata del 28,7%. Tuttavia, questa proliferazione non genera automaticamente valore: la permanenza media dei visitatori è la più bassa di tutto il Mediterraneo — tre giorni, contro i sei di Maiorca e i nove della Corsica. Oltre l’80% è costituito da alloggi privati cresciuti grazie alle Ota: nell’ultimo anno, in particolare, l’incremento è stato del 28,7%. Ma questo boom non genera valore proporzionato: la permanenza media è di soli tre giorni, la più bassa del Mediterraneo. Le oltre 1.047.000 abitazioni non occupate hanno alimentato 38.162 alloggi turistici non imprenditoriali. San Vito Lo Capo, Taormina e Favignana registrano una pressione altissima: una casa su tre destinata agli affitti brevi. Inside Airbnb segnala 23.600 interi appartamenti in Sicilia contro i 3.300 di Maiorca: uno squilibrio evidente tra offerta enorme e ritorno reale.
Nebrodi: la domanda cresce, lo sviluppo no
Nei 28 comuni dell’area interna che pere la gran parte si sviluppa in provincia di Messina la popolazione cala del 9,3% e l’offerta ricettiva si riduce. Eppure le presenze turistiche aumentano del 52%, spinte da natura, paesaggio e turismo di prossimità. La domanda esiste ma non viene organizzata: mancano infrastrutture, reti d’impresa, pacchetti strutturati. L’indicatore sintetico del Cst conferma il paradosso: nessun comune rientra tra le destinazioni a sviluppo elevato o intensivo. Tutti restano nella fascia dello “sviluppo regolare”, il livello minimo. È il segno di una Sicilia interna attrattiva ma incapace di trattenere valore e trasformarlo in opportunità economiche.
Fonte: Il Sole 24 Ore