Un difetto del ritmo nel cervello: la scienza fa luce sulla balbuzie

Un difetto del ritmo nel cervello: la scienza fa luce sulla balbuzie

Nel film “Il discorso del re”, che racconta la vita di re Giorgio VI del Regno Unito e la sua lotta con una grave balbuzie, il padre tenta invano di aiutarlo gridandogli “Rilassati!”, come se il disturbo fosse sotto il suo controllo. La scienza ha ormai dimostrato che la balbuzie è una condizione involontaria, con una forte componente ereditaria, la cui origine resta complessa e ancora parzialmente oscura.

Un nuovo studio, pubblicato su Nature Genetics, getta luce su questo mistero. Analizzando i dati genetici di 1,1 milioni di utenti della piattaforma 23andMe, i ricercatori hanno individuato 57 regioni del Dna mai associate prima alla balbuzie. I geni coinvolti riguardano funzioni cerebrali e capacità ritmiche e mostrano possibili legami con altri disturbi, come autismo e depressione.

Secondo Gregory Snyder, esperto di disturbi del linguaggio dell’Università del Mississippi, lo studio rappresenta un “salto quantico” per la ricerca. La scoperta potrebbe aiutare a individuare i meccanismi biologici alla base della balbuzie e, in prospettiva, portare a nuovi trattamenti medici.

Un disturbo diffuso ma poco compreso

La balbuzie colpisce circa l’1% della popolazione mondiale, circa 70 milioni di persone, indipendentemente da lingua e provenienza. Compare spesso nell’infanzia: molti bambini vi guariscono spontaneamente, ma per altri diventa una condizione cronica che richiede logopedia e strategie per affrontare la comunicazione.

Fonte: Il Sole 24 Ore