un gesuita che ha rivoluzionato la Chiesa

un gesuita che ha rivoluzionato la Chiesa

E’ una dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede che riguarda la possibilità di benedire coppie omosessuali e altri tipi di coppie non regolari secondo la dottrina cattolica. Tale possibilità è dichiarata lecita, ma ribadendo che la benedizione non è da intendersi come un’approvazione di queste situazioni irregolari, permanendo immutato l’insegnamento della Chiesa circa la sessualità e il matrimonio. È stata la prima dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede dai tempi della Dominus Iesus nel 2000. È uno dei primi documenti pontifici che è stato dichiarato non applicabile da una o più conferenze episcopali (specie in Africa, ma anche dagli Usa molte contestazioni).

Viaggi

Il primo fu a Lampedusa, già nel luglio 2013, nei giorni di varie morti in mare, anche se la strage più tristemente nota è del 2 ottobre di quell’anno, quando morirono 365 persone. Il tema dei migranti è stato spesso al centro di suoi viaggi, a Lesbo in Grecia – approdo naturale della rotta orientale da Siria e Afghanistan – ma anche al confine tra Messico e Usa, a Ciudad Juarez. All’inizio del pontificato aveva detto che si sarebbe mosso poco, ma poi le cose sono rapidamente cambiate, ed è andato costantemente in giro.

Infatti è stato in Usa, in molti paesi dell’America Latina – compresa Cuba – in Canada, e poi in Africa più volte – Sud Sudan compreso – in Asia, dallo Sri Lanka alla Thailandia, dal Giappone al Myanmar, in Corea del Sud e poi nelle Filippine, dove ha celebrato, a Manila, la messa con la maggiore massa di fedeli mai calcolata (anche se certamente a spanne): 7 milioni. Ma anche in Medio Oriente, Israele, Palestina, Giordania, Egitto e ad Abu Dhabi, dove fu siglato insieme ai capi dell’islam sunnita la dichiarazione di fratellanza.

Insomma, in totale ha compiuto complessivamente 40 viaggi apostolici in 58 diverse nazioni cui si aggiungono 36 visite pastorali in 41 differenti città o frazioni d’Italia. Ma è stato molto poco in Europa continentale: quindi niente Francia (la visita al Consiglio d’Europa a Strasburgo non conta), niente Germania, niente Spagna né Regno Unito. Solo una puntatina in Belgio – con tanto di contestazioni – e Lussemburgo, forse il luogo più distante dalle periferie tanto battute. Il motivo? Vuole andare nel sud del mondo, nel “global south” da cui proviene.

Ma in Argentina, il suo paese, di cui ha mantenuto e rinnovato il passaporto? Niente. Perché? La ragione l’ha detta e ridetta: una sua visita sarebbe strumentalizzata dal potere del momento, sarebbe un elemento perturbatore troppo grosso, specie in un paese perennemente in crisi economica e dalla politica fragile (con la quale tra l’altro non è mai andato d’accordo, ma su questo nessuno aveva dubbi). E l’elezione dell’anarco-capitalista Milei non ha aiutato certo un riavvicinamento, anche se ostenta benevolenza verso il presidente che in campagna elettorale lo ha insultato in ogni modo.

Encicliche e documenti-chiave

Il primo è Evangelii Gaudium, una esortazione apostolica legata ad un Sinodo che diventa il “Manifesto” del pontificato. C’è dentro tutto il suo pensiero e i suoi programmi, parla di conversione del papato, di riforma delle strutture (che aveva già avviato), le critiche al sistema economico: “Questa economia uccide” – scrive – fa prevalere la “legge del più forte, dove il potente mangia il più debole”. L’attuale cultura dello “scarto” ha creato “qualcosa di nuovo”: “gli esclusi non sono ‘sfruttati’ ma rifiuti, ‘avanzi’. Parole-chiave che ricorreranno continuamente, assieme al rifiuto di una “chiesa mondana” dedita al carrierismo interno, e poi lo spazio ai giovani e alle donne, fino ad arrivare alla “chiesa povera per i poveri”, cuore di tutto il suo messaggio.

Ma c’è anche la condanna dell’aborto, anche se promuove sempre l’accoglienza di chi è passato da quella esperienza, così come per le famiglie separate. E poi il tema della misericordia, cui dedicherà il Giubileo Straordinario del 2016, con oltre 20 milioni di pellegrini arrivati a Roma. Nel 2015 arriva l’enciclica Laudato Si’, dedicata alla cura del creato e delle persone (torna il tema dello “scarto”), quindi al tema dell’ecologia. Messaggi fortissimi, contestati dalla destra americana soprattutto.

Infine nel 2020 Fratelli Tutti, il cui nucleo è rappresentato dalla fraternità e dalla amicizia sociale, a partire da riflessioni circa la pandemia da COVID-19 del 2020. Uno dei testi che ne costituiscono la base è il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, che venne sottoscritto insieme col grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019. Poi nel 2023 arriva Laudate Deum, la seconda tappa del percorso “ecologico” del Papa, nel più ampio concetto di ecologia integrale, che mette insieme la dignità umana, la pace, il Creato.

E’ stato il suo messaggio alla Cop28, alla quale non ha potuto partecipare, facendola leggere al suo segretario di Stato cardinale Parolin. E la salute è stato un elemento presente negli ultimi anni: operazione al colon, poi per occlusione intestinale, la parziale immobilità per dolori al ginocchio, fastidi polmonari. Ma mai si è fermato, lo aveva sempre detto.

L’argentino e l’America di Trump

Il suo rapporto con la politica mondiale è sempre stato improntato al massimo dialogo, alla via “pastorale” che supera la diplomazia tradizionale. E così ha pregato contro lo strike in Siria nel 2013, ha riannodato i fili del dialogo tra Usa (c’era Obama) e Cuba, ha aperto un canale con la Cina, ha parlato con tutto l’Islam. I rapporti qualche volta sono stati più faticosi in Europa, specie con la Francia, con l’Italia ha rotto lo storico cordone politico-elettorale, e lo si è visto con le leggi approvate, specie per unioni civili e fine vita, che mai sarebbe accaduto con la Dc (o solo con il cardinale Ruini).

Gli Usa sono un capitolo a parte. I vescovi americani sono in larga parte dei fieri conservatori e nel 2024 hanno appoggiato l’elezione di Donald Trump, cementando il consenso attorno al tema dell’aborto. Ma poi molti di loro sono rimasti spiazzati dall’ordine esecutivo sulle “deportazioni” dei migranti, contro cui si sono espressi presuli che avevano dato il loro voto convinto al tycoon. E infatti è stata accolta con un certo favore (ma non entusiasmo) la lettera che Francesco ha scritto contro la politica di Trump sulle migrazioni, aprendo un nuovo capitolo.

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Fonte: Il Sole 24 Ore