
Un italiano su dieci ha problemi agli occhi, ma il Ssn spende solo l’1% per le cure
Oltre 6 milioni di italiani soffrono di malattie oculari, un terzo dei quali presenta una riduzione della vista invalidante. Oggi però, nonostante esistano tecnologie avanzate, trattamenti innovativi e strumenti diagnostici precoci, solo l’1% della spesa sanitaria pubblica è dedicato all’oftalmologia. Un settore che risulta dunque marginalizzato tra le priorità del Ssn. Questo squilibrio produce ritardi nell’accesso alle cure, carenza di risorse e forte pressione sugli specialisti. Lo segnala l’Associazione pazienti malattie oculari (Apmo) nata nel 2022, che in occasione della Giornata mondiale della vista che si celebra ogni secondo giovedì di ottobre ha riunito a Roma istituzioni, società scientifiche, associazioni pazienti e aziende per il primo meeting nazionale Apmo.
Schillaci: presto nuove prestazioni nei livelli essenziali
In Italia 2 persone su 100 dai 15 anni in su soffrono di gravi limitazioni sul piano visivo. Una percentuale che sale oltre il 5% tra chi ha più di 65 anni e oltre l’8% per chi ha almeno 75 anni. Mentre le limitazioni visive moderate riguardano oltre un terzo degli anziani, ovvero circa 4,5 milioni di persone. “Inoltre, secondo le più recenti stime internazionali, nei prossimi decenni ci sarà un aumento di richiesta delle cure per le malattie oculari, anche per l’impatto degli stili di vita come l’urbanizzazione, le ore trascorse davanti ai dispositivi, il poco tempo che trascorriamo all’aria aperta, comportando una notevole sfida per la sostenibilità dei sistemi sanitari”, sottolinea il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Che ha ribadito l’impegno per un migliore accesso all’innovazione in oftalmologia, con possibili novità anche nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. “Sappiamo bene – spiega Schillaci – che prevenzione e diagnosi precoci tempestive richiedono un accesso tempestivo ai servizi sanitari e alle innovazioni, riducendo le disuguaglianze che ancora persistono a livello regionale. E ciò nonostante i nuovi Lea abbiano introdotto importanti aggiornamenti nei procedimenti diagnostici e terapeutici in oftalmologia garantiti dal Servizio sanitario nazionale, aggiornando l’elenco delle prestazioni specialistiche. E’ inoltre all’attenzione della Commissione Lea il reinserimento dell’esame del fondo oculare per i pazienti diabetici sia nelle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale sia nell’elenco delle malattie e condizioni croniche e invalidanti”, riferisce il ministro.
Le possibile nuove terapie per le maculopatie
Il ministro Schillaci ha segnalato anche come sul fronte delle innovazioni terapeutiche stia lavorando il Comitato tecnico nazionale per la prevenzione della cecità e dell’ipovisione, “impegnato nella promozione e valutazione di linee guida dedicate alle patologie oculari di rilevanza sociale; nello sviluppo della tele-oftalmologia nei programmi di salute pubblica, sia nella prospettiva della prevenzione, sia della riabilitazione. Vorrei inoltre segnalare – aggiunge il ministro – il lavoro di approfondimento del Tavolo tecnico sulle maculopatie sui temi riguardanti lo sviluppo delle terapie intravitreali in oftalmologia, con particolare riguardo ai profili connessi alla prevenzione e al trattamento dell’angiogenesi, anche con il coinvolgimento del Comitato” suddetto. “Un filone di grande attualità – rimarca Schillaci – considerando che si sono rese disponibili cure molto efficaci che inibiscono i fattori di crescita di nuovi vasi sanguigni che accelerano la degenerazione maculare, una patologia legata all’età, che colpisce 1 persona su 3 dopo i 75 anni ed è tra le principali cause di cecità”.
Le iniziative dell’Associazione pazienti malattie oculari
L’Apmo, Associazione pazienti malattie oculari, rilancia gli obiettivi della Carta della salute dell’occhio, documento di orientamento e promozione della prevenzione in ambito oftalmologico, realizzato nell’ambito della campagna per la prevenzione e il trattamento dei disturbi e delle patologie oculari ‘La salute dei tuoi occhi. Non perderla di vista’, promossa dall’associazione in collaborazione con Siso (Società italiana di scienze oftalmologiche) e con il patrocinio dell’Istituto superiore di sanità e dell’Intergruppo parlamentare Prevenzione e cura delle malattie degli occhi, e in sinergia con altre 18 tra associazioni pazienti e società scientifiche. Nel primo anno della campagna sono state visitate 5 regioni (Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia e Sicilia), con incontri istituzionali che hanno coinvolto i decisori e gli specialisti locali per analizzare punti di forza e criticità dell’assistenza e cura in ambito oftalmologico sul territorio, e con appuntamenti informativi e di screening territoriali. Gli incontri informativi hanno coinvolto oltre 400 persone, sottoposte a mini-screening per le più comuni patologie oculari: 1 su 5 è risultata”diagnosticata a rischio” a seguito del controllo. “Il bilancio della campagna è più che positivo, considerando che Apmo è nata di recente e tante sono le problematiche messe in campo e da affrontare”, dichiara Francesco Bandello, presidente Apmo e direttore Unità Oculistica Irccs ospedale San Raffaele di Milano.
Fonte: Il Sole 24 Ore