“Un semplice incidente”, potentissimo esempio di grande cinema impegnato
La Palma d’oro brilla nelle sale italiane: l’uscita più importante del weekend in sala è senz’altro “Un semplice incidente” di Jafar Panahi, film che ha trionfato meritatamente al Festival di Cannes di quest’anno.
È stata una straordinaria emozione, tra le altre cose, vedere Panahi sfilare sul tappeto rosso della Croisette per accompagnare il suo lavoro: gli arresti domiciliari, il periodo in carcere, il divieto di fare film non hanno mai bloccato il grande autore iraniano, capace di mostrare come il cinema sia un’arma per combattere contro le ingiustizie e sia qualcosa che non si può in alcun modo fermare.
Dopo il potentissimo “Gli orsi non esistono”, Panahi torna in pieno al cinema di finzione per raccontare la storia di un gruppetto di persone, convinte di aver trovato il persecutore che li ha torturati in passato e pronte a vendicarsi.
In questo film, girato senza autorizzazioni, si ritrovano molti dei temi tipici del cinema di Panahi, a partire da quello del viaggio e dell’utilizzo di un microcosmo di personaggi per raccontare qualcosa di molto più ampio e di universale.
Il film è infatti una portentosa allegoria sociopolitica, efficace nell’alternare i toni della farsa con quelli della tragedia, unendoli per arrivare a un risultato di grande forza drammaturgica e stilistica. Insieme ai personaggi, anche noi spettatori ci troviamo di fronte a dilemmi morali e questioni relative a come ci comporteremmo se ci trovassimo davvero di fronte al nostro presunto persecutore.
Fonte: Il Sole 24 Ore