
Una nuova generazione di collezionisti pronta a sostenere i musei
Il collezionismo d’arte ha una lunga tradizione in Italia e in altri paesi europei, ma oggi i galleristi si ritrovano sempre più spesso a lamentare la mancanza di una nuova generazione di acquirenti. La vecchia generazione di compratori d’arte sta scomparendo, o non acquista più, e manca il ricambio. Anche i musei si trovano sempre più soli di fronte ai tagli statali alla cultura e hanno bisogno dei privati per sopravvivere, ma i collezionisti a partire dal nuovo millennio hanno più volte preferito la formula del “museo privato” o della fondazione per esporre la propria collezione e avviare una programmazione artistica e culturale fai da te. Eppure, uno studio appena pubblicato di Avant Arte, un marketplace online che mira a rendere più accessibile il collezionismo d’arte attraverso la produzione di edizioni e multipli di artisti noti, sostiene che c’è un problema di disconnessione. Infatti, secondo il report “A New Generation of Patrons”, alla seconda edizione, esiste una nuova generazione di collezionisti che sta crescendo rapidamente e che è interessata a sostenere il mondo istituzionale, ma il 75% non sa come.
Il rapporto con i musei
Le istituzioni museali sono riconosciute dalla nuova generazione di collezionisti come fondamentali per la società, ma è opinione diffusa che essi dovrebbero fare di più per attrarre i giovani, per esempio, attraverso mostre di artisti emergenti, oltre alle mostre blockbuster, attraverso performance e talk, e una programmazione capace di rischiare di più. Ma anche attraverso i social media, rivolgendosi ad una comunità che è costantemente online. Anche i programmi di membership sono sotto scrutinio: il 42% pensa di non ricevere abbastanza in cambio dei propri soldi e chiede più eventi in presenza. Tra i musei più scelti per le membership a livello internazionale ci sono la Royal Academy of Arts e la Tate di Londra, il MoMA e il Metropolitan a New York, il Lacma a Los Angeles. Persino sullo shop del museo c’è un malinteso, perché è visto come un luogo per l’acquisto di souvenir e non come un ulteriore modo per sostenere il museo attraverso l’acquisto di libri ed edizioni. Proprio qui è l’alternativa proposta dal report di Avant Arte: la produzione di edizioni d’arte (suo core business) per aumentare l’engagement e le donazioni.
Chi sono i nuovi collezionisti
L’inchiesta è stata svolta analizzando i dati della community di Avant Arte di 3,3 milioni di persone in 115 paesi e intervistando 3.100 entusiasti dell’arte da 100 paesi, di cui la metà sono sotto i 40 anni e i tre quarti sotto i 50 anni. Dall’Europa proviene un terzo dei rispondenti (il 33%), di cui il 13% dall’Italia. Dei rispondenti italiani, il 34% sotto i 40 e il 76% è sotto i 50 anni, quindi, meno giovani rispetto alla media internazionale.
Molti sono nuovi al mondo del collezionismo. La metà di quelli che già collezionano lo fa da meno di cinque anni, un quarto da due anni o meno. Gran Bretagna, Francia, Usa e Canada hanno più collezionisti che acquistano da più di cinque anni, mentre la Corea del Sud e i Paesi Bassi più collezionisti nuovi. Solo per il 7% della nuova generazione di collezionisti lo fa per affermare il proprio status sociale. Il 49% lo fa per esprimersi e il 70% per passione. Secondo lo studio, i budget della nuova generazione, a livello mondiale, sono significativi, con il 40% che ha un reddito annuale superiore ai 100mila dollari e un quinto sopra ai 200mila. Un terzo spende in arte più di 10mila euro (la spesa in arte è fornita in euro, diversamente dal reddito), due terzi più di 5mila euro. Tra quelli con la spesa più elevata, superiore ai 10mila euro, una buona parte proviene dall’Asia: per esempio, in Corea del Sud, quasi due terzi spende più di 10mila euro l’anno.
I dati in Italia
Ma qual è la situazione in Italia? Il 66% visita un museo almeno una volta al mese, l’83% ogni tre mesi. Il 92% lo fa per una mostra specifica, l’85% per un artista in particolare, o per imparare nuove cose (85%). Per il 65%, scoprire nuovi artisti è una motivazione per andare a visitare un museo. Quindi, anche in Italia i musei dovrebbero rischiare di più, come sostiene l’80% dei rispondenti, e il 73% ritiene che i musei dovrebbero mostrare artisti giovani ed emergenti accanto agli affermati. Per il 69% dei rispondenti italiani, l’ingresso dovrebbe essere gratuito. Ma allora come si finanziano i musei? Per il 62%, i musei dovrebbero ricevere più supporto da parte dello stato, mentre il 69% pensa che il pubblico dovrebbe sostenere finanziariamente i musei. Il 35% ha già donato negli ultimi 12 mesi; il 69% è pronto a farlo in futuro. Come? Il 77% preferirebbe attraverso una edizione d’arte per il fundraising, il 58% attraverso un programma di membership, il 46% attraverso il biglietto di ingresso, il 12% con una donazione ad hoc. Anche in Italia i social media sono il principale canale di comunicazione: il 73% viene a conoscenza di una mostra tramite i social, il 50% tramite la stampa, il 42% via mail, un altro 42% attraverso il passaparola e solo il 4% attraverso il sito del museo. Il 46% pensa che il museo dovrebbe essere più attivo sui social. Per quanto riguarda, invece, la spesa dei giovani collezionisti italiani, la media sul sito di Avant Arte è di 1.261 euro, valore che sale per quelli che acquistano da più tempo (e cioè hanno acquistato già più di sette pezzi) fino a 2.674 euro – molto meno rispetto alla Corea.
Fonte: Il Sole 24 Ore