Università privata da fuorisede alla figlia brillante? Si può dire no se costa troppo

Lasciare la Calabria per seguire con successo gli studi in economia alla Bocconi, non basta alla figlia per ottenere la partecipazione del padre al 50% delle spese straordinarie per tasse e alloggio, se per lui sono troppo onerose. La Cassazione, accoglie dunque il ricorso dell’uomo contro la figlia che, forte di quello che i giudici definiscono un suo «incontestato interesse», chiedeva al padre di condividere con la madre le spese per tasse e contributi accademici, più l’affitto di un alloggio a Milano. Per l’uomo era un impegno economico non sostenibile. Particolare non considerato dalla Corte d’Appello che aveva dato il via libera alla decisione presa dalla figlia e condivisa dalla madre, addossando al ricorrente metà degli oneri che la trasferta e l’ateneo privato comportavano.

L’interesse a seguire il percorso scelto

La Suprema corte però accoglie il suo ricorso. I giudici di legittimità, prendono atto dei brillanti risultati raggiunti dalla ragazza e anche del suo interesse a seguire il percorso universitario prescelto. Però tutto questo non basta per affermare che il genitore sia in grado di sostenere la spesa. Nella fase di merito le spese straordinarie, che non necessariamente vanno condivise al 50%, non state quantificate, neppure in linea di massima, ma individuate solo per voci senza «presumibili esborsi». Mentre era necessario valutare l’effettiva capacità di reddito del padre che aveva prospettato la sua incapacità a far fronte ad un impegno gravoso dal punto di vista economico. È infatti innegabile che frequentare un’università privata, come quella in questione, e in più da fuori sede «comporti costi complessivi più elevati di quelli a sopportarsi per l’università pubblica in sede». Per finire neppure è stata presa in considerazione «la possibilità per l’uno o per l’altro genitore di godere di sgravi o detrazioni fiscali o altro, atte ad alleggerire l’impegno economico».

Fonte: Il Sole 24 Ore