Usa-Cina: perché sul ring lo scontro è senza vincitori

Usa-Cina: perché sul ring lo scontro è senza vincitori

C’è odore di sudore, luci sparate sul ring, pubblico in delirio e due giganti che non vogliono cadere. L’uno sfoggia guantoni a stelle e strisce, l’altro ha il drago cucito sulla schiena. Da anni se le danno di santa ragione, eppure il gong del K.O. non arriva mai.

Benvenuti nel ring del secolo: Stati Uniti contro Cina, la guerra commerciale che non conosce fine, solo round sempre più duri. Ogni volta che Trump (o chi per lui) sferra un gancio dazio, Xi risponde con un montante di terre rare. Gli Stati Uniti menano con tariffe e alleanze improvvisate — vedi la combo con Malaysia, Cambogia e Thailandia — minacciando di colpire chiunque osi esportare beni con troppa “origine cinese”. La Cina para il colpo e contrattacca, stringendo il ring con i suoi minerali strategici.

È un balletto di colpi e contraccolpi, un match infinito dove nessuno può permettersi di finire al tappeto. Trump aveva creduto di essere il pugile più pesante del mondiale: «Compriamo più di quanto vendiamo, quindi comandiamo noi». Peccato che nel commercio globale non valga la bilancia dei pagamenti, ma quella dei materiali.

E sulle terre rare Pechino è campione indiscusso: possiede quasi tutto l’arsenale necessario per fabbricare smartphone, batterie, turbine e chip. Come dire: puoi avere il guantone più luccicante, ma se l’altro controlla l’ossigeno, combatti trattenendo il fiato. E non è finita qui. La Cina, oltre alle terre rare, custodisce nel proprio angolo un’arma silenziosa: i principi attivi dei farmaci. Uno studio americano ha rivelato che quasi 700 medicinali “Made in USA” dipendono da ingredienti prodotti esclusivamente in Cina. Antibiotici, antitumorali, antiallergici: roba da pronto soccorso globale. Insomma, l’America può pure fare la voce grossa, ma se il suo analgesico dipende da Pechino, la minaccia diventa un autogol.

Fonte: Il Sole 24 Ore