Varsavia, mercato dell’arte in fermento

Varsavia, mercato dell’arte in fermento

Allo stand di Gunia Nowik c’era la scultrice ucraina di base a Torino Alina Kleytman (classe 1991), che crea scheletri di esseri inquietanti a metà tra il futuristico e il mitologico. Accanto a lei, i dipinti di Agata Bogacka (classe 1976), un nome sulla bocca di tutti, che usa l’astrazione per parlare di tensione e negoziazione, di presenza e assenza, e quelli del giovane Jędrzej Bieńko (classe 2000), che usa l’aerografo per dipingere quadri apparentemente astratti in cui si nascondono figure che spiano l’osservatore (prezzi in stand da 5mila a 25mila euro). Un’altra pittrice interessante è Magdalena Karpińska, classe 1984, esposta da Polana Institute, che dipinge nature con morte con fiori includendo sé stessa nel riflesso, con chiari riferimenti alla storia dell’arte (valori intorno ai 2.600 euro).

La vivacità del mercato

“Il mercato dell’arte in Polonia non è paragonabile all’Europa occidentale” ha spiegato Gunia Nowik. “Essendo un paese ex-comunista, il collezionismo d’arte qui si è sviluppato di recente. Dopo il 1989, c’è stata una trasformazione sociale ed economica che ora dà i suoi frutti. C’è grande dinamismo”.
È una visione condivisa da tutti gli operatori e osservatori della scena artistica e culturale polacca, confermata anche dai numeri. Secondo Artprice, nel 2023-24 il mercato dell’arte in Polonia nel settore ultracontemporanea è cresciuto del 69%, in parte anche trainato dal successo della giovane surrealista Ewa Juszkiewicz (classe 1984), entrata nella scuderia di Gagosian. La Polonia è così arrivata a piazzarsi al quinto posto nel ranking globale per fatturato nel segmento.

La crescita economica del Paese si riflette nel mercato dell’arte, ma si sente anche la tensione politica dovuta all’espansione della destra nazionalista, che talvolta è arrivata ad influenzare le scelte all’interno dei musei.
Paradossalmente anche la guerra in Ucraina ha contribuito all’espansione della scena artistica. “Il conflitto ha fatto sì che artisti, curatori e mecenati si rifugiassero qui dall’Ucraina e dalla Bielorussia” ha spiegato Lukasz Gorczyca di Raster Gallery, “potenziando e arricchendo la scena locale”. In fiera mostrava due artisti già affermati, entrambi nati negli anni 70, come Aneta Grzeszykowska, esposta alla Biennale di Venezia nel 2022, e Oskar Dawicki (valori in stand da 7mila a 30mila euro).

“L’arte contemporanea polacca sta attraversando un momento di fermento e di grande vitalità, ma la sua visibilità a livello internazionale rimane ancora piuttosto limitata” ha raccontato Davide Boy, italiano, direttore medico in Polonia per un’azienda farmaceutica e collezionista d’arte che da dieci mesi vive a Varsavia. “Esistono iniziative virtuose, come Hotel Warsaw Art Fair e Constellation, durante la quale varie gallerie di Varsavia hanno ospitato realtà provenienti da altri Paesi (da due anni c’è anche un’altra fiera, Nada, e tra due settimane il Gallery Weekend Warsaw, ndr). Ho notato che il valore economico attribuito ad alcune opere risulta, talvolta, un po’ sovrastimato, soprattutto, se rapportato alla limitata presenza internazionale degli artisti e delle gallerie polacche. Anche artisti di talento, infatti, sono conosciuti quasi esclusivamente all’interno della cerchia dei collezionisti locali”.

Valori in crescita

Su questo punto i pareri risultano spesso discordanti, infatti, c’è chi pensa che siano allineati agli standard europei, mentre per altri sono ancora inferiori rispetto all’occidente, ma in crescita costante. “Guardando all’evoluzione dei prezzi è sicuro che i valori aumenteranno” ha commentato Katarzyna Białousz, ceo di Instytut Fotografii Fort, fondazione dedicata alla fotografia che vende le opere per sostenersi. “Ci sono sempre più player coinvolti nel mercato interessati a supportare e difendere l’arte polacca, ma è necessario che sia più riconosciuta all’estero”.

Fonte: Il Sole 24 Ore