
Vendite solide in tutti i segmenti ad Art Basel
La 55ª edizione di Art Basel a Basilea (19-22 giugno), considerata la fiera più importante per l’arte moderna e contemporanea, si è aperta questa settimana in un clima politico internazionale gravemente compromesso. Nonostante ciò, i collezionisti non hanno perso la motivazione per acquistare avidamente opere d’arte prezzate in media intorno ai 50mila dollari, ma che possono arrivare anche a valori milionari.
L’arte come bene rifugio
Le aspettative delle gallerie non erano così rosee, visto il rallentamento del mercato iniziato alla fine del 2023, eppure sin dal primo giorno, durante l’anteprima per i collezionisti, ci sono stare numerose transazioni, poiché nell’arte in questo momento si presentano opportunità. “Ci sono state vendite in tutti i segmenti, le gallerie sono rimaste soddisfatte”, così Maike Cruse, dall’anno scorso direttrice della fiera di Basilea. “È vero che al momento c’è un po’ meno urgenza di comprare e anche una maggiore sensibilità al prezzo. Ci sono stati dei momenti in cui le opere sono state offerte forse a prezzi leggermente troppo alti e c’è stata molta speculazione, ma questo è un aspetto che al momento è leggermente diminuito. I collezionisti sanno di avere più di tempo per agire e poter negoziare. La nostra esperienza ci mostra che se un lavoro di qualità viene offerto al giusto prezzo, trova mercato. Nel segmento di prezzo medio-basso si vende naturalmente più velocemente, ma durante la preview, sorprendentemente, anche i pezzi più costosi sono stati venduti molto bene”.
Vendite in tutti i segmenti
Transazioni milionarie sono avvenute per diversi artisti, tra cui Ruth Asawa (9,5 milioni di dollari) e Gerhard Richter (6,8 milioni di dollari) da Zwirner, Mark Bradford (3,5 milioni di dollari) e George Condo (2,25 milioni di dollari) da Pace, Baselitz (3 milioni) da Ropac. Da Hauser & Wirth è riservato il Rothko presentato a sorpresa, mentre un altro si trova da Pace (richiesta 15-20 milioni di dollari), accanto ad un Picasso da 30 milioni.
Ma il grosso delle vendite è avvenuto nel range dai 50mila ai 900mila dollari, con artiste come Rosemarie Trockel (850 mila dollari) e Barbara Kruger (650mila dollari) da Sprüth Magers, o anche italiani come Arcangelo Sassolino (350 mila euro) e Michelangelo Pistoletto (320 mila euro) da Continua, o Penone da Gagosian.
I nomi più apprezzati sono certamente quelli che hanno un curriculum già solido, ma non manca la voglia di scoperta, che si esprime soprattutto nelle fiere parallele come Liste, che quest’anno compie 30 anni, Basel Social Club, che attira sempre più pubblico anche per l’aspetto di networking e ricreativo, o alle sezioni curate di Art Basel.
Oltre la pittura
A Statements, per esempio, la sezione dedicata alle presentazioni monografiche di artisti emergenti, le gallerie quest’anno non hanno insistito su politiche identitarie come negli anni precedenti, spinte dai temi delle due ultime edizioni della Biennale di Venezia. Anzi, stimolate forse anche dalla crisi del mercato e da una necessità di distinguersi in un panorama commerciale sempre più pittorico, molte hanno presentato opere cinetiche o azionabili, basate su relazioni tecno-simbiotiche con strumenti analogici e digitali, alter ego e controfigure umanizzate degli artisti.
Da Fanta di Milano, le sculture vibranti del duo Michèle Graf & Selina Grüter – da 8-12 mila euro – si avvalgono di meccanismi analogici estrapolati da macchine fotografiche e orologi smembrati e ricomposti a misurare il tempo, tra ticchetti e tracce di pittura. Gli strumenti musicali di Abbas Zahedi, commissionati e tutt’ora in mostra alla Tate Modern, sono un mix di tubi, pezzi di estintori e trombette nel cui suono riverbera un senso di perdita che unisce umanità ed ecologia. Le opere sono attivate da voce e bacchette e si trovano nello stand di Proyectos Ultravioleta di Città del Guatemala a 6-25.000 dollari. Bagus Pandega, invece, evoca un disastro ecologico già avvenuto – l’invasione di fango che ha colpito l’Indonesia nel 2006 – attraverso una catena di produzione 3D e montaggio che lo fa rivivere in forma scultorea a 73 mila euro. L’artista, da Roh Projects di Jakarta, avrà una personale alla Kunsthalle Basel ad agosto. Da Bridget Donahue, Mary Helena Clark ci proietta in un mondo dove il controllo sulla natura si intreccia con un progetto di convivenza con animali domestici: canarini e pappagalli trasposti in immagini e sculture meccaniche a 8 mila dollari. Joyce Joumaa, infine, vista alla 60ª Biennale di Venezia e giovane residente a De Ateliers di Amsterdam, è una dei due vincitori del Baloise Prize con un’opera che racconta la crisi energetica e i blackout che colpiscono Beirut e Tripoli. L’installazione da 50 mila euro mostra scatole di interruttori convertite in lightbox fotografici che si spengono e riaccendono interrompendo lo scorrere della vita quotidiana, ma anche metaforicamente le speranze di un ritorno alla normalità per le persone che vi abitano.
Fonte: Il Sole 24 Ore