
Verso la manovra d’autunno: fari puntati su Irpef, ceto medio, natalità
«La riduzione della pressione fiscale è una priorità di questo governo. Anche la prossima Legge di bilancio prevederà misure per alleggerire ulteriormente il carico che grava su cittadini e imprese». Così in una intervista a IlSussidiario.net in occasione del Meeting di Rimini il sottosegretario al Mef Federico Freni. Freni ha poi aggiunto: «Non c’è alcuna contrapposizione tra la rateizzazione delle cartelle fiscali e la riduzione dell’Irpef per il ceto medio. Si troveranno le risorse – ha detto – per fare entrambe le cose, nel rispetto dei conti pubblici e, soprattutto, delle esigenze dei cittadini».
Nuova rateizzazione delle cartelli fiscali
Per Freni, «ora è il momento di una nuova rateizzazione delle cartelle fiscali per aiutare milioni di partite Iva, professionisti, commercianti e artigiani onesti che non sono riusciti a pagare tutte le tasse». «La rateizzazione delle cartelle fiscali – ha poi proseguito – è certamente una di queste perché dà allo Stato la possibilità di incassare risorse certe e durature nel tempo aiutando allo stesso tempo i contribuenti più in difficoltà. Di certo non apriremo le porte agli evasori».
Sostegno alla natalità
C’è poi un tema natalità. «Il calo delle nascite intercetta una dimensione di medio-lungo periodo – ha detto ancora Freni -. Non servono misure tampone, ma la messa a terra di un disegno organico. È proprio quello che sta facendo questo Governo fin dal suo primo giorno di attività. Il potenziamento dell’assegno unico lo dimostra chiaramente così come le risorse stanziate a favore delle lavoratrici madri. La prossima manovra implementerà e rafforzerà questo percorso».
Detassazione aumenti contrattuali
Sempre in tema manovra, sul fronte lavoro, si sta guardando, sempre risorse permettendo, a un potenziamento della contrattazione di secondo livello legata alla produttività. Si ragiona anche di incentivi per favore il rinnovo dei Ccnl. Un’ipotesi, ma costosa, è la detassazione degli aumenti.
Entro 4 anni in 3 milioni fuori dal mondo del lavoro
Tra il 2025 e il 2029 poco più di 3 milioni di lavoratori italiani, pari al 12,5% circa del totale nazionale, lasceranno uffici e fabbriche per andare in pensione. Di questi, 1.608.300 sono attualmente dipendenti del settore privato (52,8%), 768.200 lavorano nell’Amministrazione pubblica (25,2%) e 665.500 sono lavoratori autonomi (21,9%). La stima è dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia) su dati del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro. «Questi dati – sottolinea l’associazione artigiana – non lasciano alcun dubbio: nel giro di qualche anno assisteremo a una vera e propria “fuga” da scrivanie e catene di montaggio».
Fonte: Il Sole 24 Ore