Verso Santiago, cercando un po’ di sé

Verso Santiago, cercando un po’ di sé

«Eravamo tutti piccoli fiumi, ognuno con il proprio ritmo, ma destinati a sfociare nello stesso mare, Praza do Obradoiro, la piazza della Cattedrale di Santiago». Tra quei rivoli, stanchi e felici, nati a nuova vita grazie al sudore dell’andare anche Diego Passoni, uno dei conduttori di Pinocchio, trasmissione di punta di Radio Deejay a cui presta la voce. Tornato dal Camino portoghese, da Porto alla Galizia, Passoni ha deciso di scrivere: «questo libro non è una cartolina, ma un invito a sporcarti un po’ le mani… e i piedi». E riesce nell’intento. Quel che resta di Santiago. Gioie e dubbi di un pellegrino poco ortodosso mette in moto dubbi e desideri. Solletica l’io perché non ci sono scorciatoie per arrivare al cuore. Bisogna preparare lo zaino – un pellegrino si misura da come realizza al meglio quel tetris di chili e necessità –, e mettersi in cammino. Accettare di essere soli, nudi, per trovare un’altra via. Il Camino, qualunque strada si scelga per arrivare a Santiago, è attraversare la solitudine e il silenzio per ascoltarsi e scoprire che non siamo soli.

Passoni, con tanta autoironia e critica per chi ha la mania della performance sportiva, rivive le tappe del suo andare, Porto, Vila do Conde, Barcelos e via camminando, ricordando i viandanti che ha incrociato, da Tomás, il ragazzo argentino che camminava a piedi nudi, a chi cercava di rimarginare le ferite di un amore perduto, di un grande dolore. In fondo, basta citare Zenone di Cizio, il fondatore dello stoicismo. I suoi seguaci latini usavano dire solvitur ambulando, si risolve camminando: è ancora così. Camminare è una meditazione laica itinerante. Tornano in mente tanti autori dal passo lento: Thoreau, Hesse, Rousseau, il «camminatore pensante», David Le Breton, sociologo del Mondo a piedi. Elogio della marcia, Jack Kerouac o Antonia Pozzi che trovava nel camminare un modo per affrontare il dolore: «il cammino mi guida verso il silenzio che cerco dentro di me».

Quanto bisogno abbiamo di silenzio e solitudine, in questo nostro mondo che sembra le montagne russe. Crediamo di essere felici, siamo solo omologati – è rassicurante –, per questo mettersi a nudo è faticoso e doloroso. Ma, poi, quando il tuo corpo ha preso confidenza con l’andare lento trova pace, sorride. Il nostro tempo è quello di un passo dietro l’altro. Si arriva ovunque, quasi con un senso straniante di onnipotenza. Passoni ricorda anche Panikkar: «l’essere umano non è separato dalla natura e nemmeno dal divino. Siamo parte di un tutto più grande. Siamo il ponte tra il cielo e la terra … e il cammino diventa un movimento verso quel sacro, ogni passo che facciamo non è solo un atto fisico ma una connessione profonda con il cosmo». In fondo, camminiamo perché apparteniamo all’eterno. Non vi resta che preparare lo zaino, nel nome di San Giacomo apostolo.

Diego Passoni, Quel che resta di Santiago. Gioie e dubbi di un pellegrino poco ortodosso, Sonzogno, pagg. 218, € 17

Fonte: Il Sole 24 Ore