
«Vi racconto quali servizi trovano i cittadini in una casa di comunità che funziona davvero»
Case di comunità con il contagocce nel panorama nazionale – con il dramma dei servizi minimi attivati al Sud – e soprattutto con medici e infermieri ancora all’osso. Ma cosa trovano i cittadini in una struttura che funzioni davvero? A raccontarlo è Edgardo Contato, direttore generale della Ulss 3 Serenissima del Veneto che ha accreditato con la Regione tre delle dodici case di comunità previste per quel territorio, «del tutto conformi – assicura – ai criteri previsti nel Dm 77».
Prestazioni a getto continuo
Sono le strutture del Lido di Venezia, di Noale e di Favaro Veneto, attive 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 e che da quando sono state aperte a maggio dello scorso anno – spiegano dall’azienda sanitaria, «non smettono mai di fornire prestazioni notte e giorno». A disposizione dei cittadini, il Punto unico di accesso per l’accoglienza dei pazienti, gli sportelli del Cup per prenotare le visite, il punto prelievi e la diagnostica di base. Così come il consultorio, l’assistenza domiciliare, la specialistica ambulatoriale dalla cardiologia all’oculistica alla medicina dello sport ma anche l’integrazione con i servizi sociali.
E il personale c’è: i medici presenti nelle tre Cdc al momento sono 137 di cui 17 medici di famiglia e pediatri di libera scelta e 40 camici bianchi che garantiscono continuità assistenziale la notte e durante i festivi.
Medici in campo
«Prendiamo la casa di comunità di Noale, fresca dell’accreditamento con la Regione, ad agosto: qui per un bacino di circa 30mila utenti abbiamo un turno di medici dipendenti – specialisti ambulatoriali o ex guardie mediche – che copre le 12 ore diurne mentre la continuità assistenziale è presente nelle dodici ore notturne così come di sabato e domenica», racconta il Dg Contato. Po ci sono i medici di famiglia integrati come “medicina di gruppo” nella casa di comunità: «Per il momento – continua il manager – si occupano solo dei loro assistiti ma quando con il contratto unico previsto dal nuovo Accordo nazionale avremo la possibilità di gestire le ore residue che spettano alla Asl, inseriremo nell’attività della casa di comunità anche loro».
La scommessa sui medici di famiglia
Ed è questa la scommessa nella riorganizzazione delle cure sul territorio: portare i medici di famiglia nelle case di comunità. Una sfida che per Contato si può vincere: «Oggi i dottori che entrano nelle nostre Cdc come medicina di gruppo ricevono gli incentivi previsti dal contratto nazionale più quelli inseriti nell’accordo regionale. La Regione sta cercando di mettere insieme i pezzi virtuosi di un sistema proprio per avvicinare il servizio sanitario ai cittadini e renderlo sostenibile. Cioè – sottolinea – se spendo meno di Pronto soccorso grazie all’efficienza delle cure in casa di comunità posso dare più e meglio sul territorio a una popolazione che invecchia e si diversifica», spiega.
Fonte: Il Sole 24 Ore