
Ville, la domanda estera preme su valori e compravendite
Un mese fa ha fatto scalpore la vendita di Villa Romazzino, in Costa Smeralda, al magnate statunitense under 40 delle criptovalute, Brendan Blumer: 160 milioni di euro. Un record mai toccato prima in Italia.
L’ultima notizia è invece l’acquisto, sempre in Sardegna, da parte di Richard Widmaier Picasso (nipote del famoso pittore) della villa a Villasimius di proprietà di Renato Soru: 450 mq e 42 ettari di terreno. Prezzo di vendita, circa 15 milioni. Trent’anni fa, il mercato delle ville di lusso era concentrato in Toscana, nel celebre Chiantishire. Un’offerta limitata, poi estesa progressivamente ad altre aree della Toscana.
Oggi – complice il combinato disposto di turismo estero cresciuto dopo la pandemia, flat tax per i super ricchi, smart working di manager e alti profili tech (favorito dalle nuove regole sui visti per i nomadi digitali) e compravendite sganciate da mutui e strette sui tassi – il mercato immobiliare delle ville (di pregio, rurali o contemporanee, cui negli anni si sono aggiunti trulli, masserie e, in minima parte, anche qualche castello) è cresciuto enormemente, sia sul fronte dell’acquisto che della locazione.
Difficile, tuttavia, stimarlo. Pochi i numeri che lo fotografano. Poiché molti di questi edifici non sono correttamente accatastati, è difficile monitorare l’esatta misura e valore delle compravendite di un mercato, ancorché di nicchia, certamente in crescita.
Secondo Scenari Immobiliari – che una stima ha provato a farla – nel 2024 le compravendite dovrebbero essere cresciute di almeno il 5-7% sul 2023. Come ricorda Kate Everett-Allen, head of european residential research nell’ultimo Italian Homes di Knight Frank, «oltre alla flat tax per i super ricchi, per i residenti extra-Ue con un’attività lavorativa altamente qualificata è previsto il “visto per nomadi digitali” che consente una permanenza in Italia anche oltre i 90 giorni, dimostrando di avere un reddito di almeno 28mila euro.
Insieme alla flat tax, alle agevolazioni fiscali e al lavoro ibrido stimolano un’impennata di interesse per il mercato di pregio in Italia». Poco importa che la “flat tax” introdotta nel 2017 (in realtà un’imposta fissa), sia passata da 100mila a 200mila euro. La convenienza resta per i grandi patrimoni.
Fonte: Il Sole 24 Ore