
Vino, troppa produzione. Frescobaldi: «Giù le rese dei vigneti»
«Facciamola finita con questa storia del primato produttivo dell’Italia nel vino. I consumi sono in calo, in Italia e all’estero. La leadership produttiva non è un primato, ma una iattura. Abbiamo oltre 40 milioni di ettolitri di vino in giacenza e se la prossima vendemmia sarà nella media con circa 50 milioni di ettolitri, avremo a fine anno una disponibilità di prodotto per circa 90 milioni di ettolitri. Un’offerta monstre che rischia di deprimere i prezzi. Non c’è proprio nulla da esultare». Non nasconde le difficoltà del momento il presidente (riconfermato) dell’Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi. I dazi Usa sono senz’altro un problema, ma non l’unico del vino italiano. Un settore trainante dell’agroalimentare made in Italy che ora (al pari di tante altre crisi del passato) sta affrontando una nuova fase di difficoltà. I consumi sono in costante calo, le giovani generazioni preferiscono altre tipologie di bevande, si stanno affermando nuovi stili di consumo che prediligono bianchi e spumanti e penalizzano i vini rossi (architrave dell’offerta made in Italy). Senza dimenticare le sempre più frequenti campagne di demonizzazione delle bevande alcoliche che non distinguono consumo moderato da abuso e finiscono per penalizzare anche un prodotto radicato nella cultura occidentale come il vino.
«Dobbiamo correre ai ripari – ha spiegato Frescobaldi – e aggiornare il Testo Unico del vino. Una legge del 2016 che dopo meno di dieci anni va adattata a uno scenario profondamente cambiato. Dobbiamo stringere le maglie produttive, quindi ridurre le rese a ettaro a partire dai vini da tavola ma anche nelle Doc. Dobbiamo ridurre le riclassificazioni e gli esuberi, anticipare le date per le dichiarazioni di produzione. Insomma, eliminare tutte quelle flessibilità che favoriscono una sovrapproduzione che poi non riusciamo a collocare sul mercato. E dobbiamo rivedere il sistema delle Doc. In Italia abbiamo più di 520 tra Doc, Docg e Igt ma le prime 20 fanno l’80% del fatturato. E’ inutile avere un’etichetta per ogni filare di vigna se poi i consumatori non sanno neanche riconoscere da quale area del Paese quel vino proviene. Sono riconoscimenti che esistono solo sulla carta e non aiutano le vendite del vino italiano».
«Il Governo è vicino a un prodotto che è un’eccellenza italiana nel mondo e a una filiera strategica per il nostro Paese – ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni -. Col nuovo pacchetto vino Ue e la nuova Pac saranno introdotti strumenti per rispondere meglio alle richieste del mercato».
«Resto convinto che la depressione non sia d’aiuto – ha commentato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida -. Nei dati ci sono aspetti preoccupanti ma anche opportunità. Ismea prevede per quest’anno per il vino una crescita tendenziale fino al +13%. Il nemico è l’allarmismo e la criminalizzazione del prodotto in atto in alcuni paesi e che dobbiamo contrastare con una comunicazione positiva. E dobbiamo lavorare sui nuovi mercati come stiamo facendo con Veronafiere e Ice e con gli accordi internazionali. Infine, fermo ‘no’ alle estirpazioni, la strada percorsa ad esempio dalla Francia. I vigneti garantiscono un presidio dei territori al quale non possiamo rinunciare».
Fonte: Il Sole 24 Ore