Violenza in famiglia per la moglie separata costretta a cucinare e pulire

Violenza in famiglia per la moglie separata costretta a cucinare e pulire

I maltrattamenti sistematicidurante il matrimonio e, dopo la separazione, il ricattodi sospendere l’assegno se la moglie non cucinava e non puliva la casa per il “padre padrone”.La Cassazione respinge il ricorso dell’uomo contro la sentenza che lo condannava per il reato di maltrattamenti in famiglia, a causa dei soprusi che la signora aveva subito, durante la vita matrimoniale, anche alla presenza dei figli. Per la difesa dell’imputato l’ipotesi, prevista dall’articolo 572 del Codice penale, non era configurabile vista la cessazione della convivenza. In più il ricorrente chiedeva di considerare gli “scontri”, come il risultato di differenze caratteriali e della sua incapacità a gestire la rabbia. Argomenti che non convincono la Suprema corte, come non avevano convinto i giudici di merito.

La Suprema corte, per quanto riguarda la violenza domestica, chiarisce che questa può essere esclusa solo dopo il divorzio, ma non in virtù della separazione. Una condizione nella quale il coniuge resta persona della famiglia, fino allo scioglimento degli effetti del matrimonio.

Con la separazione esclusa solo convivenza e fedeltà

La separazione non elide, infatti, lo status acquisito con il matrimonio e, anche se fa venire meno gli obblighi di convivenza e fedeltà, lascia inalterato il dovere del rispetto reciproco, come di assistenza morale, materiale e di cooperazione. Un principio che vale per tutti e – spiegano i giudici – a maggior ragione va applicato nel caso esaminato, dove la donna era costretta dal marito – pena la sospensione dell’assegno di mantenimento con la minaccia di lasciarla senza alcun sostentamento – a recarsi comunque nell’abitazione familiare per fare i lavori domestici e cucinare per lui. Per l’imputato c’è anche la tentataviolenza sessuale. I giudici negano infatti, anche la desistenza volontaria, perché il reato non era stato consumato solo grazie alla forte opposizione della parte lesa, per questo, in un’occasione, colpita anche con un pugno sul viso.

Fonte: Il Sole 24 Ore