
Violenza sulle donne, sentenza choc: non era vergine e sapeva cosa aspettarsi
Una ragazza che accetta di appartarsi in macchina con uno sconosciuto, in tarda sera e in un luogo isolato, e di scambiarsi effusioni con lui, deve sapere cosa aspettarsi. Soprattutto se ha già avuto rapporti, e dunque è «in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione». Con queste motivazioni il Tribunale di Macerata ha assolto un 31enne (all’epoca dei fatti 25enne) dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una 17enne, islandese.
La ragazza, scrivono i giudici, aveva «accettato la proposta dell’amica di un’uscita in quattro, in compagnia di due ragazzi italiani pressoché sconosciuti e di appartarsi in tarda serata in automobile in un luogo isolato e scarsamente illuminato». Lì l’amica e l’altro ragazzo erano scesi dalla macchina, mentre lei «era rimasta in compagnia dell’imputato, accettando di accomodarsi sul sedile posteriore e qui di scambiarsi effusioni amorose con lui, senza manifestare fino a quel momento alcuna contrarietà, nonostante fosse evidente a chiunque che fossero giunti in quel posto proprio a tale scopo». La parte lesa però poi aveva denunciato.
Il ripensamento della giovane
Ma anche in questo caso, i giudici di prima istanza hanno una motivazione, per il presunto ripensamento, rispetto all’accettato approccio iniziale. I giudici hanno, infatti, riconosciuto che la giovane «possa aver subito conseguenze sotto il profilo psicologico a seguito del rapporto che sicuramente non era avvenuto secondo le sue aspettative e forse in maniera troppo fugace e priva di tatto». In più, hanno valorizzato l’assenza di ecchimosi, a dimostrazione di una scarsa difesa, malgrado l’abitacolo ristretto e la mole sia dell’imputato sia della persona offesa. E, ancora, la rievocazione di una “moda” delle ragazze nordiche, come la presunta vittima, di concedersi agli sconosciuti al primo incontro.
L’appello contro una sentenza anacronistica
Contro la sentenza, hanno fatto appello il pubblico ministero e le parti civili, assistite dall’avvocato Fabio Maria Galiani. L’udienza è prevista per oggi 21 ottobre davanti alla Corte d’appello di Ancona. Il legale, nell’atto di appello, contesta la conclusione del Tribunale, secondo la quale dalla disponibilità della ragazza per un’uscita a quattro, in un luogo appartato, doveva necessariamente discendere una sua consapevolezza di quanto sarebbe accaduto. «Tale prospettiva – si legge nell’atto della difesa – ricorda un’anacronistica tendenza a ritenere che la donna che vestisse una minigonna di sera dovesse aspettarsi di essere stuprata (quasi a configurare un concorso di colpa)».
Una legge sul consenso
Dopo la sentenza del Tribunale, i parlamentari del Pd in commissione Femminicidio Cecilia D’Elia, vicepresidente; Sara Ferrari, capogruppo dem; Filippo Sensi; Valeria Valente; Antonella Forattini e Valentina Ghio, invocano una legge sul consenso. «La sentenza choc del Tribunale di Macerata, che ha assolto in primo grado un giovane dallo stupro perché la ragazza non era vergine e quindi sapeva cosa l’aspettava sul sedile posteriore di un auto, conferma che in Italia c’é assoluto bisogno di una legge sul consenso. Chiediamo – scrivono in una nota i parlamentari – alla Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e al Parlamento tutto di schierarsi senza distinzione di colori politici e appartenenze su una battaglia per l’approvazione di un testo di civiltà per le donne».
Fonte: Il Sole 24 Ore