
Visioni estive notturne al Teatro Massimo
“Dare nuova vita a Giselle senza tradire la sua anima”. Le litografie, i bozzetti e le iconiche immagini ottocentesche che hanno segnato il corso storico di uno dei balletti più noti della stagione romantica francese sono alcuni dei riferimenti cui ammicca la nuova versione coreografica di “Giselle” creata dal Direttore del Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo Jean-Sébastian Colau con la collaborazione di Delphine Moussin. È pedissequo, effettivamente, il rimando ad alcune stampe dell’epoca in questo quarto ed ultimo appuntamento della stagione di danza: fra esse il più attento appassionato di storia del balletto avrà certamente colto la rievocazione della nota incisione di J.A. Lavielle allorquando la nostra protagonista, nel primo atto, è proclamata “regina della vendemmia, incoronata da pampini e portata in trionfo” – come ricorda Théophile Gautier, uno degli artefici del libretto di questo balletto – o ancora i disegni coreografici pensati per il secondo atto con le plastiche formazioni di quattro villi che sembrano sottrarre all’oblio gli storici omaggi tributati da Chalon alle quattro indiscusse stelle della danza ottocentesca. Dettagli che di rado trovano spazio nelle innumerevoli versioni del titolo di Adolphe Adam e che a Palermo oggi guadagnano adeguata disposizione. Sotto questo profilo è certamente da menzionare anche la scelta di mantenere il velo sul capo degli “spiriti della notte” per un lungo segmento del secondo atto come a porre l’accento sulle peculiarità dell’ineludibile tradizione austriaca di origine slava che è cardine e fondamento dell’opera. Non sembra tradire l’anima del titolo neppure il nuovo allestimento che reca la firma di Francesco Zito – con la collaborazione di Antonella Conte – per le scene dipinte a mano: se delizioso è il decoro che orna la facciata della casupola di Giselle, il drappo blu riccamente dipinto della prima quinta di boccascena sembra ricordare le “maquettes à l’aquarelle” di Alexandre Benois del 1948 immaginate proprio per la storia della giovane sfortunata.
La coreografia di Colau
La coreografia di Colau, prossima alla primigenia fonte, ha il pregio di mettere in valore le potenzialità del corpo di ballo che, pur non giovando di numeri ragguardevoli e uniformità di prim’ordine, consegna alle pallide e fredde villi credibile vigore malinconico e poetiche evocazioni. Ingenuità, candore, equilibri e prudenza tecnica risaltano nella Giselle di Martina Pasinotti, al suo fianco Alessandro Casà abilmente alterna briosità a convincente contrizione in validissime prodezze. Francesca Davoli dona alla regina delle Villi candore e inflessibilità, da affinare i port de bras. Una menzione è da riservare al pas de deux dei contadini che qui giova della tempra di Giulia Neri e Michele Morelli.
L’estate e la danza
Dopo l’inaugurazione della stagione estiva, lo scorso 22 giugno con “Canto per Santa Rosalia”, gli appuntamenti con la danza a Palermo hanno concesso spazio di indagine intorno alla filosofia platonica, alla mitologia e alle numerose sfumature della personalità femminile con “Olimpo – Serata di Danza”: un’occasione per scoprire la verve coreografica di Lucia Ermetto, Marcello Carini e Alessandro Cascioli, tersicorei del corpo di ballo della Fondazione impegnati con tre creazioni dal titolo “διάλογος – Il simposio dei miti”, “Colui che scioglie” e “Donne”. Alle figure femminili tragiche della letteratura e dell’opera è tornato anche il secondo ed ultimo segmento coreutico della stagione estiva del capoluogo siciliano: a Giulietta, Traviata, Anna Karenina e Carmen è dedicato, infatti, lo spettacolo “Fatalità“ in programma dal 27 al 31 luglio con l’allestimento del Teatro dell’Opera di Tirana e le coreografie di Toni Candeloro.
La nuova stagione
Nei giorni che precedono la pausa estiva si svela, altresì, il programma della prossima stagione 2025-2026 dal titolo “Anime in bilico, oltre i confini”. Una fitta trama di personaggi e titoli che riconferma anche per il nuovo anno i quattro appuntamenti con la danza e il balletto partendo con l’auspicato sogno del Direttore Jean-Sébastian Colau di proporre, finalmente, “Il lago dei cigni”. Al balletto di Čajkovskij si guarderà, infatti, dal mese di gennaio in una nuova versione firmata dallo stesso Colau, vicina all’eredità di Marius Petipa e Lev Ivanov, in una nuova produzione ambientata nell’epoca del “Gattopardo” e che vedrà protagonisti in alcune recite due ospiti internazionali: Maia Makhateli, Principal del Dutch National Ballet, e Andrea Sarri, primo ballerino dell’Opéra de Paris. Da marzo spazio al Don Quichotte firmato da José Martinez – Direttore del Corpo di ballo dell’Opéra de Paris – in una nuova produzione realizzata in coproduzione con l’Opéra National de Bordeaux. A seguire “Caravaggio” di Mauro Bigonzetti e “La bella addormentata” in un allestimento del Salzburger Landestheater con la coreografia di Reginaldo Oliveira in una versione che racconterà in modo nuovo il grande classico del repertorio coreutico.
Merita apprezzamento e sostegno, dunque, l’investimento che il Massimo palermitano riserva alla danza: non si potrà, un giorno o l’altro, guardare al graduale ampliamento della troupe palermitana per tentare di riesumare l’arte di Tersicore presso le Fondazioni lirico-sinfoniche italiane oggi prive di tutù e scarpette da punta?
Fonte: Il Sole 24 Ore