Visite ed esami in intramoenia: nel 53% dei casi si aspetta meno di 10 giorni, la maggioranza studia una stretta

Visite ed esami in intramoenia: nel 53% dei casi si aspetta meno di 10 giorni, la maggioranza studia una stretta

Le visite più gettonate in libera professione negli ospedali pubblici – la cosiddetta intramoenia – sono quelle cardiologiche, ginecologiche ed ortopediche. Tra gli esami più richiesti invece c’è l’elettrocardiogramma, l’ecografia all’addome e l’ecografia alla mammella o la mammografia. In oltre metà dei casi (53%) il tempo di attesa per chi prenota in intramoenia è minore di 10 giorni mentre solo nel 16% delle prenotazioni si aspetta oltre i 30-60 giorni. Come dire che se si mette mani al portafogli anche nel pubblico non si aspetta troppo, come invece avviene in molti casi quando la prestazione è targata Servizio sanitario nazionale e si attendono anche diversi mesi. Tra l’altro gli ultimi dati trasmessi pochi giorni fa al Parlamento nella relazione sull’intramoenia del ministero della Salute confermano che l’attività dei medici in libera professione è in crescita in unanno di oltre il 10% e ha sfiorato nel 2023 gli 1,3 miliardi (1268 milioni). Diminuiscono di poco i medici che scelgono di fare la libera professione in ospedale: sono circa 43800, il 37,9% sul totale dei medici e il 41,9% se si considera solo chi ha scelto il rapporto esclusivo.

Ora alla Camera dove oggi riprende l’esame sul Ddl prestazioni sanitarie del Governo già approvato dal Senato, un provvedimento nato per combattere le liste d’attesa, spunta una vera e propria stretta su questa attività extra orario dei medici. In particolare alcuni emendamenti a firma di Ylenia Lucaselli, deputata di Fdi tra i più attivi sul fronte della Sanità, prevedono una sorta di giro di vite proprio per evitare che l’intramoenia impatti sull’attività ordinaria del Ssn allungando le liste d’attesa. In particolare le modifiche presentate che potrebbero essere votate prima della pausa estiva prevedono che le prestazioni in intramoenia possano essere attivate solo quando le agende istituzionali siano sature e contemplando anche la sospensione in caso di superamento din un tetto di ore (deve essere rispettato un rapporto di uno a tre). Si introduce anche il divieto di destinare spazi, tecnologie e personale sanitario alla libera professione nei giorni e nelle fasce orarie in cui vi siano prestazioni inevase per carenza di disponibilità, ponendo precisi limiti e controlli, garantendo trasparenza sulla pubblicazione dei dati e sulla compatibilità con i livelli essenziali di assistenza. “Al netto di quello che ha già fatto il Governo sulle liste d’attesa che è importante credo che servano delle regole di ingaggio sull’intramoenia molto chiare e rigorose”, spiega Lucaselli. Che ricorda alcuni dati della Ragioneria generale dello stato che mostrano come in alcune Regioni “si superi questo perimetro. Noi chiediamo anche più controlli sulle prenotazioni se poi già oggi si rispettano i limiti va bene così, ma è indubbio che se vogliamo affrontare il nodo delle liste d’attesa dobbiamo fare i conti anche sulla gestione attuale dell’intramoenia”.

Fonte: Il Sole 24 Ore