
Volkswagen, il ceo Blume conferma i tagli e va allo scontro col sindacato
Il Gruppo Volkswagen si trova ad affrontare la crisi più profonda in 87 anni di storia, con il management che preme per adottare misure di ristrutturazione senza precedenti e i sindacati pronti a tutto. Durante l’incontro con circa 20mila lavoratori nella sede del gruppo a Wolfsburg, il ceo Oliver Blume ha lanciato messaggi molto netti, che hanno acceso un dibattito infuocato tra i dipendenti.
Blume conferma i tagli: non viviamo in un mondo di fantasia
Blume, in fondo, ha ribadito quanto sostenuto dall’azienda nelle ultime settimane: la chiusura di impianti (da due a tre, in Germania) e i tagli salariali (stimati al 10% tra i 120mila dipendenti del cosiddetto Brand group core, che comprende il marchio Vw, Skoda, Seat, Cupra e i veicoli commerciali) sono, secondo lui, passi obbligati per garantire la sopravvivenza del primo costruttore automobilistico europeo in un mercato globale reso sempre più competitivo dalla transizione verso l’auto elettrica. «Non possiamo vivere in un mondo di fantasia. Le nostre decisioni devono tener conto di un contesto che evolve rapidamente», ha dichiarato. Blume ha ricordato la minaccia rappresentata dai nuovi concorrenti, in particolare cinesi. Proprio in Cina, da decenni mercato unico che versa nelle casse del gruppo un terzo degli utili, il primo costruttore automobilistico europeo ha visto crollare la propria quota di mercato da poco meno di un quinto al 14% negli ultimi cinque anni.
Il capo azienda ha puntato il dito contro i costi salariali in Germania, giudicandoli troppo alti per consentire al gruppo di reggere il passo con una concorrenza in forte crescita. Le sue parole sono state accolte con dure critiche dai lavoratori presenti, tra fischi e proteste. Anche quando ha tentato di tendere la mano alla platea, ricordando quanto Wolfsburg gli sia «vicina al cuore», ha trovato solo scetticismo e diffidenza. Ma Blume non ha ceduto: ha ribadito che, per restare competitivi, soprattutto in Cina, servono misure drastiche. Non è sufficiente il taglio dei costi di 1,5 miliardi offerto dal sindacato, che comprende la riduzione dei dividendi, la riduzione dei bonus e l’accantonamento degli aumenti salariali chiesti (ma congelati) in un fondo per pagare eventuali licenziamenti e riduzioni di turni.
Anche il ministro del Lavoro, Hubertus Heil, è intervenuto , affermando che Vw dovrebbe trovare una soluzione equa, che non preveda licenziamenti forzati. Il partito di Heil, i socialdemocratici, è nel bel mezzo della campagna elettorale, dopo che la coalizione a tre, il cosidetto “semaforo” (Spd, Verdi e Liberali) che guidava è crollata il mese scorso, convocando nuove elezioni per la fine di febbraio.
Il sindacato avverte: senza compromessi, scioperi a oltranza
Il leader del Consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo, ha escluso categoricamente licenziamenti e chiusure, sottolineando che «i sacrifici devono essere condivisi, anche dal top management e dagli azionisti». Ha chiesto un approccio più equo e ha avvertito che, senza compromessi, le trattative rischiano di arenarsi. Il nuovo round di incontri inizia il 9 dicembre.
Fonte: Il Sole 24 Ore